Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
98 STORIA FIORENTINA. ' [1529]do, che questo pareva a lui che fosse il partito migliore, e confortandogli a doverlo pigliare; nondimeno se a loro paresse che egli piuttosto accordare si dovesse con quelle condizioni che gli erano state offerte, le quali egli avea mandate loro, eglino si sarebhono potuti valere de'loro soldati, ed egli non arebbe mancato d'andargli a servire e difendere la città.
Conoscevano i Fiorentini, che per loro si faceva tener la guerra discosto da casa ; ma pareva loro strano d'avere a sfornire Firenze di soldati per fornirne Perugia, e, quello che più importava, non si fidavano interamente della fede di Malate-sta, nè volevano arrisicare temerariamente così gran posta, avvertiti dal commissario Zanobi Bartolini, che i maneggi che teneva Malatesta col principe non gli piacevano, le cui parole formali in una lettera indiritta a' signori Dieci sono: Malatesta ha mandato i capitoli, che vi si mandano, a Oranges; e sebbene chi sta sulla fede bisogna fidarsi, pur bisogna avvertire, che gli uomini a giuoco vinto vanno vagellando, e le cose disoneste a poco a poco si fanno loro oneste; a me non piace quest' andar tanto in là, e di mandare i capitoli per intrattenere. E questo diceva, perchè Malatesta scriveva d' aver tenuto e tenere quelle pratiche non per accordarsi, ma solo per intrattenere il viceré. Per le quali cose i Dieci ragunata la pratica, dopo un lungo dibattimento risolvettero che si dovessero levare i soldati di Perugia, e a Malatesta concedere che facesse, come meglio gli metteva, l'appuntamento; perchè rimanendo in Perugia gli amici di Malatesta, e non vi potendo stare i nimici (secondochè ne'capitoli si conteneva), non pareva loro di perdere quella città, nella quale avevano per amicarsela e mantenerla in fede colla lega, speso grossa somma di moneta. Elessero dunque agli sei di settembre Giovambatista Tanagli, il quale per lo essere egli non solo grande di persona, ma persona sconcia e avventata molto, si chiamava il Tana-glione, e lo mandarono a Perugia in nome per dolersi col signor Malatesta della perdita di Spelle, ma in fatti perchè, conferito la loro deliberazione col Verrazzano e col Ferruccio, a cui aveva lettere di credenza, cavassono le genti fiorentine di Perugia, e a Malatesta dessono licenza, che secondochè più comodo gli tornava, s'accordasse, e se n' andasse subito alla
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