Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1529] libro decimo. 113
dell' altre membra; ma come nessuno può negare che il cuore come principalissimo non si debbia principalissimamente guardare, cosi debbe confessare ognuno, che anche dell'altre membra si convenga tenere alcun conto, senza le qualionon sarebbe il cuore, o non opererebbe; il che è il medesimo che non essere. Ma lasciando il filosofar da parte, i Castiglionesi avendo con grand' animo aspettato l'esercito infino alle mura, e con maggiore animosità che forza per difendere l'onore e le facoltà loro combattuto, non potendo con si poca gente più lungamente resistere a si grande esercito, accennarono di volersi arrendere; ma in quel mentre facevano il cenno, entrati per forza dentro i nimici, fecero gli uomini e le donne crudelissimamente prigioni, e misero le robe miserabilmente a ruba.
XIV. Aveva Simone Zati, essendo commessario d'Arezzo, fatto citare per commessione de' signori Dieci un cittadino della terra chiamato il conte Rosso da Bevignano, uomo di non molta condizione, e piuttosto da volere cominciare temerariamente e audacemente assai cose, che da saperne spedire bene e prudentemente nessuna. Costui, fuggitosene nel colonnello di Sciarra, venne e col non^e di conte e colla sua presunzione, la quale produce alcuna volta quegli effetti i quali dovrebbe produrre la modestia, nella contezza e nella grazia del principe ; il quale aspirando a cose grandi e smisurate, si crede che avesse in animo di voler tórre o per amore o per forza la duchessina per moglie, e farsi, quasi un altro duca d'Atene, signore prima di Firenze, e poi di tutta Toscana e forse d'Italia: comunque si fosse, egli convenne col conte, eh' egli, il quale, comecché non potesse nulla, prometteva ogni cosa, dovesse ribellare Arezzo, nè mai ad alcuno, se non al principe stesso consegnarlo ; e a quest' effetto gli fece un' ampia e favoritissima patente, comandando gli fosse dato ogn' aiuto e prestata ogni fede, non altrimenti che alla sua persona propria; colla quale patente se n' andò il conte a Siena: ma la Balia conoscendo la persona, non volle udirlo ; e perchè, oltra il sospetto ordinario che s'aveva degli Aretini, s'era intesa alcuna cosa di queste pratiche, il commessario Girolaml aveva infino del mese di luglio comandato
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