Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1529] • LIBRO DECIMO. 115
alzando molti le mani al cielo, e Dio supplichevolmente ringraziando, che pure era quel tempo venuto che traendogli di sotto l'aspro giógo de'Fiorentini, nella loro dolce antica libertà gli ritornerebbe; onde più costretti di servire e soggiacere a coloro non sarebbono, a' quali per l'antichità e nobiltà della loro città signoreggiare e soprastare doverreb-bono. Contuttociò gli otto cittadini, i quali erano stati nuovamente eletti sopra le cose della guerra, fecero intendere subitamente a' priori quello che il trombetta chiedeva, e i priori al commessario e al capitano della cittadella, offerendosi pronti e parati ubbidire in tutto quello che potevano e sapevano; ma non ebbero altra risposta che quella del giorno, cioè che vedessero di salvare la città, come pareva loro il migliore; laonde la medesima notte, poste le chiavi della città dentro un bacino d'argento, le mandarono per uno degli Accolti con alcuni altri de' più affezionati al principe, i quali avendolo tra Arezzo e Castiglione nella Costa a Monsoglio riscontrato, riverentemente gliele presentarono, promettendogli tutti lieti ubbidienza e fedeltà. Il principe, quasi gli paresse piccolo cosi gran presente, comandò che gli portassero di presente ventimila ducati, e s'apparecchiassono a provvedere il campo di mano in mano di tutte le sorte di vettovaglia, e mandato con esso loro il conte Rosso per governatore d'Arezzo, s'inviò verso il Bastardo. Gli Aretini con grande stento tra preti e secolari raggranellarono tremila ducati, e gli mandarono al segretario d'Oranges, il quale si chiamava messer Bernardino Martirano da Calavria, persona gentile e cortese molto, e di grand' autorità appresso il viceré; concio-siacosachè egli, oltrachè maneggiava tutte le sue faccende, era in Napoli uno del consiglio dell' imperadore.
XVL II conte non fu prima giunto in Arezzo, che egli fece sue tutte le robe e tutti i beni o mobili o stabili de'Fiorentini, dicendo che erano rubelli, e che di cosi fare aveva avuto commessione da Oranges; e non ostante che traila città e la cittadella si fosse convenuto e capitolato, che ciascuna di loro nell' esser suo rimanesse, e che senza offendere l'una l'altra si dovesse nella fine della guerra fare quello che il Palazzo di Firenze facesse : egli promisse nondimeno per nome
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