Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      quali erano tutte non pur serrate ina guardate, per fuggirsi, e la maggior parte non sapevano dove. Furono varie l'opinioni, perchè il principe badasse tanto nel Valdarno : vogliono alcuni, che, oltra la copia de' buoni vini e grand' abbondanza di tutte le vettovaglie, egli fosse non tanto allettato da' presenti, quanto corrotto da buona somma di danari; la qual cosa noi non crediamo; altri, ch'egli avesse animo d'accordarsi, e pensasse, indugiando, di dover migliorare le condizioni per l'imperadore e per sè. Fu chi credette, che ciò fosse fatto da lui artifiziosamente per nutrire e tirare in lungo la guerra, secondo i suoi non conosciuti disegni. Molti affermano, ch'egli faceva ciò per commissione di Clemente, il quale voleva bene che Firenze fosse preso, ma non già saccheggiato. La più comune è, ch'egli aspettasse le artiglierie da Siena, le quali finalmente s'erano cominciate a muovere a' ventitré, non giudicando che a una città cosi forte, e nella quale erano tanti soldati forestieri e tanti terrazzani alla guardia, si dovesse andare senza buon numero d'artiglierie : e di vero s'egli andato vi fosse e l'avesse pigliata, la sua, per nostro giudizio, si sarebbe potuta chiamare piuttosto ventura, che prudenza ; era ben pericolo che i cittadini, parte spaventati, e parte inanimiti per la presenza dell' esercito suo, non aves-sono quell' accordo preso, ancora contra la volontà del gonfaloniere e de' più ostinati , che-fosse stato loro conceduto.
      XXVII. Nel tempo eh' egli soprastette a Montevarchi, a San Giovanni e a Fighine, non è possibile a credere i danni che vi fecero di tutte le sorte, cosi i fanti, come i cavalli ; conciossiacosaché i castellani quasi tutti, cosi i maschi, come le femmine, s'erano fuggiti a torme, con miserabili scomodi e disagi, chi alle montagne, chi per le selve e chi ad altre castella più remote, senz' aver avuto agio di sgombrare altro che alcuna parte delle robe più sottili. Nè voglio non raccontare un caso sopra il quale, come degno non meno di compassione, che di commendazione, furono fatti in quel tempo e da ;illri e da me diversi epigrammi, il quale fu, che avendo airi mi soldati del colonnello del conte Piermaria di San Secondo, il quale alloggiava ncll' Ancisa, scorrendo verso il monte, fatto, tra l'altre prede, prigiona una fanciulla vergineGóogle


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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