Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 529] LIBRO DECIMO. 131
      una moltitudine parte di contadini e parte di soldati con una di queste macchine gettato a terra buona parte della chiesa e del convento di San Salvi, quando furono giunti colla rovina in luogo dove si scoperse loro il refettorio, nel quale di mano d'Andrea del Sarto era dipinto un Cenacolo, a un tratto tutti quanti, quasi fossero cadute loro le braccia e la lingua, si fermarono e tacquero, e pieni d'inusitato stupore non vollero andare più oltre colla rovina ; cagione che ancora oggi si può in quel luogo vedere, con maggior maraviglia di chi maggiormente intende, una delle più belle dipinture dell' universo. Tra queste rovine, Dante e Lorenzo suo fratello, chiamato Cencio, di Guido da Castiglione, mossi, chi dice da messer Giovambatista lor fratello, nominato ser Cruscone, il quale non aveva altro di buono che la casa e la presenza; e chi da Benedetto di Gerì Ciofi, cominciarono a dire in una brigata di giovani, che saria bene ardere e desolare le. case e le ville de' superiori e de' nimici loro e della città ; e con impeto gio-venile, ancora che Basisi Gondi capitano del gonfalone Lion d'oro s'ingegnasse di ritenergli, si mossero a corsa, e misero fuoco al palazzo di Careggi ed in quello di Castello, il quale non abbruciò, perciocché temendo eglino che l'esercito de'nimici non tagliasse loro la strada, si partirono subito che v'ebbero messo fuoco; onde uno de' lavoratori del signor Cosimo, oggi duca di Firenze, ebbe agio di poter tagliar certe travi, perchè il fuoco si spegnesse. Misero ancora fuoco nel palazzo di Iacopo Salviati, il quale arse siccome quello di Ca-reggi; e stettero per andare eziandio al Poggio a Caiano, ma furono, più che da altro, dalla paura de' nimici ritenuti : atto veramente barbaro, e degno non pure di biasimo, ma di quel gastigo che fu poi dopo 1' assedio dato loro dallo Stato nuovo, comedi sotto si vedrà. Credettero molti, e tra questi il cardinal Salviati, cotali arsioni essere state fatte non solo per consentimento, ma per commessione del gonfaloniere, parte per essere uomo malotico di natura, e parte perchè quei giovani, disperatisi di dover mai avere a trovare perdono, facessino per timore di loro medesimi quello che facevano per amore della libertà, e stessero più duri e più renitenti ad arrendersi, o fare accordo co' Medici. Altri, de' quali siamo noi, pensanoGóogle


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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