Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
138 STORIA FIORENTINA. ' [1529]lato, vi comparsero da Padova Piero, Ruberto e messer Lione suoi figliuoli, co'quali eran Francesco d'Antonio, chiamato Ceccone, de' Pazzi ; eraci ancora Giovambatista di Lorenzo suo nipote, il quale se n' andò con Antonio di Yettorio Landi nello studio di Padova, dove dettero più anni opera alle lettere. Andowi eziandio Giovanni Bandini per vicitare Filippo, il quale (se è vero quello che mi disse più volte Piero suo figliuolo, il quale, e forse per questa cagione, non l'amava molto), gli dava ogni mese quindici scudi di provvisione. Era Giovanni stato alla guerra col conte Pier Noferi in Lombardia, dove essendo stato fatto prigione, s'era poco innanzi più per industria che per altro liberato ; nè prima ebbe vicitato Filippo, che si trasferi sotto Firenze nel campo imperiale. Stette ancora in Lucca Antonfrancesco degli Albizzi, poiché si parti di Firenze, secondochè diceva poi egli stesso in Bologna, perchè quei giovani discoli (per dir cosi) e scorretti, de'quali-si favellò di sopra, gli andavano dicendo dietro, mentrechè egli spasseggiava per piazza, o girava dintorno al coro di Santa Maria del Fiore : Costui cavò Piero Soderini di palazzo nel dodici, e ora ha abbandonato Arezzo; se gli dovrebbe mozzar la testa; che stiam noi a fare, che alcun di noi non l'ammazza? Onde egli dubitando noi manomettessero, pagò per potere uscir di Firenze mille fiorini ; perciocché il gonfaloniere, dandogli poca noia, anzi avendo caro che si partis-sono, operava che a tutti quegli che volevano alcuna quantità di moneta pagare, fosse dato licenza, benché alcuni, non ostante il pagamento, furono poi o per pubblici bandi o per citazioni private fatti ritornare, come avvenne ad Agnolo di Francesco Doni, senzachè gli fossero ritornati indietro i danari. I Lucchesi per l'antico odio contra i Fiorentini, cagionato dal sospetto che sempre hanno avuto, non irragionevole, di loro, gli vedevano in quella miseria e calamità volentieri, e già avevano deliberato di volergli licenziare; ma il papa fece loro sentire per l'abate Nero, che si contentava che vi stessero.
XXXV. In questo tempo fu accusato da Piero Giacomini Carlo Cocchi, per l'avere egli detto, che Firenze era de'Medici, e perciò esser meglio rimettergli dentro, che aspettare la ' guerra; e che, quanto a lui, giudicava che, sonato la campana
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