Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
168 STORIA FIORENTINA. ' [1529]tamente fuggendo e terribilmente grugnando, non solo accrebbero il romore e lo spavento, ma ancora attraversandosi impetuosamente traile gambe de'soldati, ne facevano cader molti : alle quali grida corso il principe, il quale era tornato di poco da Bologna, e altri colonnelli con molte torce e lumiere, cominciarono a mettere animo a'loro colle voci, e a resistere a'nostri coll'armi. Laonde il signor Mario, veggendo calare or da questo luogo or da quello continuamente genti nuove, fece dar fuoco alle due artiglierie, al qual segno le bande a ciò ordinate uscirono subitamente fuori: perchè il principe, vedutosi assaltare impensatamente da tante parti a un tempo medesimo, dicono che egli dubitò di tradimento e che volessero quella notte far la giornata; ma non per tanto non invili; anzi avendo assai prestamente ordinato chi combattere e chi guardare l'insegne dovesse, si gettava coli' arme in mano ora qua ed ora là, non meno soldato che capitano: e di già s'era cominciato una ferocissima mischia, e si sentivano d'ogn'Intorno rimbombar per l'aria cosi i colpi dell' armi, come le grida degli uomini, i quali o ferivano, o erano feriti; quando Malatesta, o perchè conoscesse il pericolo de'suoi, o perchè gli giudicasse stracchi, o perchè (secondochè si disse poi) gli paresse che avessono fatto pur troppo, non che a bastanza, fece assai più tosto di quello che s'aspettava, sonare la ritirata col corno ; il perchè tutti se ne ritornarono a lor bell'agio senz' essere seguitati da persona; conciossiacosaché il principe e don Ferrante, che di già era comparso co'cavalli, e gli altri capi, considerando il pericolo che avevano portato, pareva loro un bel che, che non si fosse proceduto più oltre; e rimasi tutti quanti invasati e come storditi, stettero tutta quanta quella notte coll'arme indosso con grandissimo sospetto.
Morirono de' nimici in questa incamiciata, della quale si favellò assai e se ne scrisse per tutto con sommissima lode del signor Stefano, oltre gran numero di feriti, meglio che dugento persone. E perchè io non credo che a niuna verità, quantunque incredibile, nelle storie chiudere si possa la bocca, non mi rimarrò di dire, che de'nostri non ne fu morto nessuno, aggiungerei anco ferito,1 se io; che quella notte era
1 Gli stampati, con aggiungerci anco ferito.
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Bologna Mario Malatesta Ferrante Stefano
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