Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
fi 529] LIBRO DECIMO. 177
LXI. Era il principe d'Oranges, come si disse, a Bologna, e nel discorrere i casi della guerra aveva conchiuso, che, perciocché Firenze era fortissima e di tutte le cose opportune ottimamente guernita, bisognavano a volerla pigliar per forza più genti e maggior numero d'artiglierie, con denari da pagare le paghe a'soldati: onde il papa, il quale aveva trattato infino a quivi con lettere e per messag-gieri la restituzione di Milano, allora, per potersi servire de' nuovi lanzi e delle genti di Lombardia per la guerra di Firenze, non restava di conquidere a bocca giorno e notte l'imperadore; essendo essi alloggiati amenduni non pure nel medesimo palazzo, ma quasi nelle medesime stanze; pregando strettamente Sua Maestà, che volesse, per la pubblica pace d'Italia e per la comune quiete di tutta quanta la cristiana repubblica, perdonare a Francesco Maria, ancora quando egli avesse o inavvertentemente o per altrui persuasioni in qualche parte fallato, e restituirgli a richiesta sua e a soddisfazione de' signori Viniziani con onestissime condizioni il ducato. Cesare conosceva benissimo a che fine diceva il papa queste cose, e, perchè egli avea tramato per mezzo del protonotario Caracciolo questa pratica medesima, gli era paruto che Francesco, compera il vero, si fidasse poco di lui e gli si mostrasse troppo tkjro e ostinato; e nondimeno si sarebbe contentato che si depositassero in mano del papa Alessandria e Pavia per infino a tanto che si fosse di ragione veduto, s'egli avesse commesso fellonia o no: ma gli agenti del duca non vollero accettare cotale condizione. Altri per lo contrario dicono, che il duca fu egli che propose questa condizione, e che Cesare la ricusò, sperando che il Leva dovesse, come fece, pigliar Pavia; onde il duca disperato di potere accordarsi, convenne co'Viniziani, i quali, per paura che non si lasciasse svolgere e venisse agli accordi con Cesare (il che non ariano voluto, per poter accordar essi con maggior vantaggio loro), gli promisero dumila fanti pagati a guerra finita, e ottomila fiorini il mese. Comunque si fosse, Cesare era da molte cagioni piuttosto necessitato che persuaso a dovere accordarsi non solo con Francesco, ma eziandio co' Viniziani. Prima, Ferdinando suo fratello non cessava di sollecitarlo perGóogle
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