Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1529-1530] libro UNDEcmo. 221
esso loro, ne ritornarono dugencinquanta : onde il Cardonee il Manzo ebbero la compagnia, e ciascuno de' tre capitani ebbe bando di rubello, e taglia dietro di cinquecento fiorini d'oro a ciascuno di coloro che gU menassero presi, e trecento a chi gli ammazzasse; ed essi contraffatti di cenci furono impiccati per un piè sul puntone dell' orto di San Miniato, colla faccia vòlta verso Giramonte, con due scritte a lettere grandicelle per ciascuno, una da piè, nella quale era scritto il nome e cognome di esso, e una da capo la quale diceva : per fuggitivo, ladro e traditore ; e oltra questo hirono fatti dipingere nella facciata della Mercatanzia vicino alla Condotta, dove si vede ancora il bianco e lo scancellato, in nome, da Bernardo del Buda discepolo d'Andrea del Sarto, ma in fatto da esso Andrea, il quale non si voleva acquistare nè nimistà di persona nè soprannome di dipintore d'impiccati; e furono dipinti così vivi e naturali, che chiunque gli aveva pure una sol volta veduti, gli riconosceva subitamente. Andò la fama, che questi tre capitani avevano una notte voluto dare, per ordine del signor Mario, tutta quella parte de'bastioni la quale era guardata da loro, ma che il principe, sappiendo qual fosse la vigilanza e diligenza del signore Stefano, non s'era voluto arrischiare ad andarvi, e che eglino, dubitando che ciò non si dovesse risapere, s'erano fuggiti. La verità fu, che tutto quello che si disse del signor Mario gli fu apposto, perciocché egli non v' ebbe colpa nessuna; ma 1' abate di Farfa, di cui essi erano uomini, infingendo d'esser nel campo, tutto che fosse a Bracciano, mandò loro dicendo, che si dovessono partire quanto più tosto potevano, e andarlo a trovare, menandone con esso loro più soldati che potevano.
XYIII. Tornati gli ambasciadori di Bologna, e riferita la loro più veramente derisione che legazione, parve all' universale d'essere, siccome era stato, aggirato, e si cominciò tra'1 popolo, il quale, e massimamente quello di Firenze, pare che sia indovino delle cose avvenire, a mormorare della fede di Malatesta, non ostante che di que' dì i capitani, ragu-natisi tutti sppntaneamente nella chiesa di San Niccolò, dopo una solenne messa avevano in presenza di lui e del signore
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