Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
243 storia fiorentina. [1&29-1530]chiesto con grand' istanza il duca d'Urbino a' Veneziani, con tutto che sapesse molto bene di non doverlo ottenere ; aveva operato co' medesimi Viniziani, che levassono la taglia a Paolo Luciasco; aveva riconciliato il duca di Ferrara, almeno quanto alle dimostrazioni estrinseche, le quali giovano alcuna volta quanto e più che le intrinseche, con Clemente, e avendo in petto cosi fatto compromesso tra loro due, era necessitato e 1* uno e l'altro di loro d'andarlo piaggiando e osservando; aveva ornato la città di Mantova della dignità del ducato ; agli ambasciadori de' Sanesi e a quegli de' Lucchesi, i quali l'avevano presentato, s'era mostro amicissimo, e finalmente non aveva lasciato indietro cosa nessuna per farsi caro e grato a ciascuno, fuori solamente i Fiorentini, a'quali portava in quel tempo odio assai più che smisurato.
XXXVIII. Papa Clemente trovandosi senza danari e senza riputazione, si partì tutto mal contento agli trentuno, e lasciò i Bolognesi non troppo ben soddisfatti, per un taglione che aveva loro posto, i quali però, avehdo in tanta frequenza di principi e di prelati vendute carissime eziandio quelle cose, le quali erano soliti per altri tempi, non che dare a buona derrata, gettar via, avevano oltre il solito ripieno la lor città di contanti. Fu alloggiato suntuosissimamente dal duca d'Urbino nel suo magnificentissimo palazzo, e agli nove d'aprile in domenica arrivò a Roma con tutta la corte ; nella quale era ancora io insieme con messer Giulio Vergili da Urbino, nipote di messer Polidoro, il quale scriveva in quel tempo con chiarissimo grido la Storia d'Inghilterra, la quale'si stampò poi in Basilea nel trentotto; giovane di rarissime qualità, e mio piuttosto fratello che amicissimo, il quale esr sendosi nel primo fiore della sua verdissima età morto di peste in Roma nella camera mia, e lasciatomi dolorosissimo, fu cagione eh' io andai non in Inghilterra a trovare il suo zio, come avevamo dato ordine di voler fare, ma a Napoli col vescovo Ponzetta nipote del cardinale.
XXXIX. Ma ripigliando le cose di Firenze, (dove ritornai gravemente malato di quattro quartane nel trentadue), il principe, sebbene faceva sembiante e andava spargendo di
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