Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[f 530] libro undecimo. 245
tuttavia Marzocco, essendo stato soccorso dagli archibusieri, i quali usciti de' fossi repentinamente s'erano fatti incontra a'nemici, la condusse salva, e la ficcò sul bastione di sotto a quella di Giovanni, colla punta all' ingiù. Il signor Malatesta gli donò perquell'atto dicci scudi d'oro, e Giovanni portò detta bandiera in palazzo al gonfaloniere; il quale ringraziato Giovanni, e commendato il fantaccino che tolta l'aveva, la fece mettere nella sala dell' Oriuolo sul Davit di marmo a capo di sotto. Nè stette guari, che il capitano di cui era detta insegna, comparse in Firenze innanzi a Malatesta e al gonfaloniere, perchè avendo per quel conto morto il suo luogotenente e '1 sergente, e due altri de' suoi fanti, non v' essendo l'alfiere, s'era fuggito dubitando dell'ira del principe, il quale poco appresso mandò a' bastioni tre tamburini con una patente a lui, nella quale lo assicurava purché tornasse : onde egli chiesta e ottenuta graziosamente licenza dal gonfaloniere e dal signor Malatesta, se n' andò la sera medesima, e riebbe la sua compagnia. Il giorno di poi volendo il medesimo Armato tórre un' altra insegna nel medesimo modo, toccò un' archibusata in una spalla, della quale in capo a due giorni si morì.
XLIII. Il lunedi della Pasqua si fece fuori della Porta al Prato quasi un fatto d' arme tra' cavalli de' nimici e' nostri, nel quale fra gli altri messer Iacopo Bichi si portò tanto egregiamente, che non si potettero tenere che non entrassero anch'essi a combattere, nè il principe stesso, il qual si conosceva a un cappelletto lungo e aguzzo eh' egli portava in capo di seta attorta chermisi, nè il marchese medesimo del Guasto, dalla punta della cui lancia pendeva un fiocco con alcune cordelline di seta rosse : onde si rinnovò più volte la battaglia dall' una parte e dall' altra, e l'artiglierie, dubitando forse di non offendere cosi gli amici come i nimici (tanto erano ristretti insieme), non trassero mai nè di qua nè di là; ma calando con gran furia quasi tutti i cavalli del campo, e valicando Arno, il Bichi, dopo molte prodezze fatte, si ritirò onoratissimamente con grandissime lodi dategli non meno da' nimici che dagli amici.
XLIV. Poco appresso s'appresentò un trombetto al si-
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