Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[f 530]libro undecimo.
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e tanto intertenne, combattendo sempre, gli Orangiani, che in Firenze con incredibil rattezza, dubitandosi di qualche grande sforzo, si condussero alla Porta alla Croce, a Pinti e a San Gallo più di venticinque bande; e se non che il tempo si rabbuiò in un subito, e ne venne repentinamente una grandissima scossa d'acqua, era agevol cosa che quel di si facesse una zuffa campale, di maniera s'erano infocati gli animi degli uni e degli altri. Furonne morti e feriti da ambedue le parti, ma più de' Fiorentini assaissimi ; nè sì potrebbe dire quanto Giometto, smontato a piè, essendogli stato ferito e morto il cavallo, si portasse valorosamente.
XLVI. Luigi Alamanni, il quali, finita l'ambasceria de*quattro oratori a Cesare, de'quali egli era sotto amba-sdadOre, era stato sempre per ordine de' Signori Dieci in Genova con due fiorini d' oro il giorno di provvisione, essendosi in questo tempo trasferito a Lione, sollecitava i mercatanti fiorentini, i quali ricercarono il re instantissimamente pregando Sua Maestà, che le piacesse per soccorso della povera città di Firenze tanto devota e affezionata alla Corona di Francia, di far pagare tutto, o almeno una parte di quello che ella era loro debitrice. Ma egli colle medesime scuse e consuete promissioni, andava mandando la cosa in lungo senz' alcuna risoluzione, affermando, che tosto eh' egli avesse ricuperato i suoi figliuoli, porgerebbe aiuto straordinario; pure alla fine, parte per trattenere i Fiorentini che non ac-cordassono, non avendo essi altra speranza di soccorso che in lui, parte per la diligenza e importunità di Luigi, adoperandosene molto Giuliano Buonaccorsi, Tommaso Sertini e Ruberto degli Albizzi, e altri della nazione, furono pagate tutte le cedole del Consolato, e riscosse alcune paghe del re, le quali montarono in tutto dintorno a ventimila ducati, i quali in più volte si mandarono a Pisa da Luigi ; ma gli ultimi portò egli stesso, e fu sostenuto con essi in Genova : ma essendo amato straordinariamente dal principe d'Oria, gli fu fatto largo : nè mancò chi dicesse, eh' egli (il quale tra tante virtù aveva questo vizio solo, che si dilettava sopra ogni convenevolezza del giuoco, e quasi sempre perdeva) s'era servito d'alcuna parte di essi. Con quei danari si condusse a
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