Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
268 . storia fiorentina. [1530]nuovo, il qual commessario facesse mettere incontanente le mani addosso al padre e al figliuolo, e avutigli nelle sue forze, per assicurarsi di loro gli tenesse con buona guardia allo stretto. Fu eletto commessario Pieradoardo Giachinotti, il quale, tutto che fosse austero e burbero nel viso, era nondimeno di dolce e mansueta natura, e aveva il capo a ogn'altra cosa più che a così fatti maneggi, essendo non solamente filosofo, ma discepolo del Diacceto, uomo, come nel libro sopra questo si disse, di somma dottrina e virtù : laonde con tutto che egli avesse la commessione amplissima di potergli, anzi di dovergli esaminare con tortura insieme col podestà, egli non volle tormentargli, ma gli disaminò a parole, e mandò l'esamina a'Dieci; onde bisognò che la Pratica si ragunasse di nuovo : la quale dolendosi di lui e del podestà, che proce-dessino così rispettosamente, quasi non volessono vedere la verità, perchè nell'esamina non si confrontava il figliuolo col padre, risolverono, che se ne dovesse toccare il fondo disaminandogli di nuovo con martori, e tanto più essendovi il riscontro del Tordo da Calcinaia vetturale; e mancò poco, che non vi mandassono un altro commessario. Furono dunque esaminati alla corda, ed il processo mandato immediatamente a Firenze, mediante il quale la Quarantia giudicò, come io ho detto, Iacopo e '1 figliuolo a esser decapitati: il Tordo fu impiccato: Neri Giraldi, per lo esser egli intervenuto in questo maneggio, fu condennato in secento fiorini d'oro, pagandone trecento fra otto di, e Piero Vaglienti cittadino pisano fu per la medesima cagione confinato fuori della città e del contado di Pisa per dieci anni.
LXIII. Alli dieci entrarono in magistrato i Dieci nuovi, i quali furono: Luigi di Paolantonio Soderini, Niccolò di Pierandrea da Verrazzano, Cino di Girolamo di Cino, Agnolo d'Andreuolo Sacchetti, Giovambatista di Galeotto Gei, Francesco di Bartolommeo del Zaccheria, Piero di Bartolommeo Popoleschi, Bernardo di Dante da Castiglione, Luigi di Gio-vanfraneesco de' Pazzi e Francesco d'Antonio Giraldi.
LXIV. Il signore Stefano, o per racquistarsi la grazia de' Fiorentini, la qual conosceva d'aver perduta in gran parte per la morte d'Amico, sappiendo quanto eglino, per-
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