Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530] libro undecimo. ^323
aspettata, fece che il principe, il quale si credeva ch'egli tenesse questo maneggio per ordine della Signoria, sospettò che i Fiorentini aspettassino soccorso di Francia, e se ne tolse giù in tutto e per tutto non senza dispiacere; perchè, avendogli Corrado Essio capitano de' Tedeschi vinto al giuoco tutti i danari mandatigli da papa Clemente per dar le paghe asoldati, non sapeva in che modo potesse più onoratamente, anzi con minor vergogna riuscirne, che far l'accordo; essendo quello stato un atto molto brutto, chi bene il considera, e degno in un generale di perpetuo biasimo. Queste cose furono tramate dal principio fino a mezzo luglio: delle quali essendo avvisato segretamente il papa, non parve che se ne discostasse, perchè la città non andasse a sacco: del che dubitava forte; e dovendola avere egli, non arebbe voluto per cosa del mondo; ed anco per questa via veniva ad assicurarsi del principe, di cui temeva senza fine, ma non già senza ragione.
CVII. Agli venticinque, Malatesta per rappiocare il filo mandò in campo Bino Signorelli suo parente, e che gli era confidentissimo, il quale facendo le viste di volersene tornare a Perugia, si lasciò uscir parole di bocca, mediante le quali il principe s' abboccò con Malatesta vicino alle mura fuori della Porta Romana. Quello che si trattassero non si seppe; ma si pensò poi, che Malatesta lo confortasse a dovere ire contra '1 Ferruccio in persona, e che allora gli désse quella polizza di sua mano, nella quale gli prometteva che andasse sicuramente con quanta gente voleva, che di Firenze per affrontare il campo non uscirebbe nè egli nè alcuno di sua gente; e perchè il principe voleva esser sicurato che i Fiorentini accetterebbono le Palle a ogni modo, e poi mandar Don Ferrante-, e Malatesta sapeva eh' eglino nolle volevano ricevere a patto nessuno, non si conchiuse nulla dell'accordo. Ma queste sono tutte conghietture, le quali, potendo essere cosi false come vere, non si debbono porre assolutamente nelle storie, ed in casi di cotanto pregiudizio, per certe. Fu ben vero, che agli due d' agosto Malatesta inandò di nuovo Cencio nel campo a esortare il principe che volesse mandare a ogni modo in Firenze don Ferrante, perchè favellasse come da lui gli sarebbe ordinato nel Consiglio ;
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