Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530] ' libro undecimo. 325
niere attendesse quanto sua Eccellenza promesso aveva, essi né potevano nè volevano non ubbidire, quando bene fussero stati certi di dovervi mettere la propria vita. Favellava il signor Mala testa in numero plurale, come fussono più e non un solo, non perchè cosi usano di favellare oggi il più delle volte i gran maestri e signori, ma perchè intendeva ancora del signore Stefano, il quale sottoscriveva anch' egli tutti i pareri e protesti che mandava Malatesta alla Signoria, o perchè l'intendesse cosi, o perchè così gli tornava bene d'intenderla per le cagioni dette di sopra : alle quali s'ag-giugneva, ch'egli, bastandogli di guardare il suo Monte, non si curava gran fatto qual fine dovesse avere la guerra; si perchè conosceva la cosa esser ridotta in luogo, che la gloria della vittoria non doveva più attribuirsi a lui, ma al Ferruccio, il quale egli non commendava più come faceva prima; e si perchè avendo il Cristianissimo riavuto i figliuoli, non occorreva più fare o danno o paura all' imperadore, perchè egli più tosto e con minor pregio gliele rendesse. Quello che aveva promesso il gonfaloniere, era di provvedere a Malatesta e a' soldati molte e diverse cose, le quali cosi in genere come in specie, o abbisognavano, o Malatesta diceva che abbisognavano per assalire i nimici, le quali in una lista da lui in iscrittura datagli si contenevano tutte.
CIX. La Signoria, credendo che tale fosse l'animo di Malatesta quali erano le parole, fece il giorno stesso dell'augurio dell'aquila, che fu a'ventitré, ragunare i Collegi, i Dieci e i Nove ; poi, mandato pel signor Malatesta, pel signore Stefano e per tutti gli altri capitani stipendiati, andaronvi ancora i commessari e capitani della milizia. Allora il gonfaloniere, fatto prima breve scusa per cagione di Malatesta, che le lingue del volgo, nè anco quelle de' cittadini malèdici e malcontenti, non si possono in una repubblica libera tenere a freno, ma che essi, se non avessono molto bene la fede e interezza loro conosciuto, non gli arebbono nè così volentieri nè con tanto favore al soldo loro condotti ; soggiunse : non esser dubbio, anzi sapersi chiaro per tutto 'l mondo la loro virtù e la loro pazienza essere stata tanta, ed esser quellavARcm. — 1. 28
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