Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530] libro undecimo- 327
niale, facendo insieme colle nostre medesime, le vendette di tutta Italia ; la quale quanto già regina di lutti i popoli alteramente imperò, tanto oggi (o infinita miseria e vergogna di tutti gli uomini italiani l), non mica virtù loro, ma peccato nostro, serva di tutte le nazioni barbare, vilmente serve. Qual Ipde sarà la vostra, valorosissimi e fedelissimi capitani ? qual gloria, prudentissimi e fortunatissimi condottieri ? che si dirà di voi in tutti i tempi, invittissimi caporali ? quanto sarete celebrati in tutti i luoghi, famosissimi conestabili ? se quelle genti, le quali, non meno ribelli a Dio che nemiche agli uomini, hanno crudelissimamente saccheggiato e arso Roma, vinta e spogliata con perfidia e con inganni tutta Italia, saranno da voi, grandissimi e ottimi campioni, con fede e con valore pietosissimamente vinte e spogliate ? lncrescavi, incliti e ferocissimi guerrieri, delle tante e tanto ingiustamente e in degnamente da noi sofferte e tollerale miserie e tribolazioni ; prendavi pietà, strenui e famosissimi combattitori, de' nostri non meritati travagli ; abbiate compassione, animi generosi, alle nostre afflizioni inaudite; salvateci, spiriti invitti e cortesi, non la vita, la quale siamo parati spendere più che volentieri per la patria, ma V onore; guardateci, altissimi cuori, non la roba, ma la libertà; difendeteci, ingegni perspicacissimi e tanto mansueti nella pace quanto fieri nella guerra, non tanto questa nostra innocente città, la quale noi siamo per accomunarvi, quanto la ragione stessa; sollevate in un medesimo tempo, petti non meno pietosi che forti, e noi, i quali siamo ad un tempo medesimo e dalla fame e dalla guerra e dalla peste, mercè d'un inclementissimo papa e d'un ingiustissimo imperadore, immiserlcordiosissimamente oppressati, e la giustizia medesima, la quale dal medesimo papa e dal medesimo imperadore a mille torti calcata, giace miserabilissimamente per terra; non vogliate finalmente, valentissimi soldati e uomini di tutte le lodi degnissimi, comportare che, essendo voi nostri difenditori, si veggano, correndo V Arno e tutto Firenze sangue, e andando le strida e gli urli così degli uomini come delle donne più su che 'l cielo, ardere i tempii, abbruciare le chiese, abbattere i palazzi, rovinar le case, sprofondare le botteghe, e ultimamente, con infinito danno e vergogna
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