Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      33-2 storia fiorentina. [1530]il nostro onore. Alle cui buone grazie ne raccomandiamo sempre. Che nostro signore Dio ad vota le preservi.
      Alli 3 agosto Ì530.
      Servitore Malatesta Baglione.
      Servitore Stefano Colonna.
      In questo protesto il signor Malatesta, ed il medesimo intendo del signore Stefano, perchè anch' egli lo sottoscrisse, diventa di generale, non pur cittadino, ma anziano e consultore, anzi piuttosto comandatore de' Fiorentini ; perciocché dove nella condotta sua s'era con solenne giuramento obbligato a ubbidire i Signori e i commessari generali della Repubblica fiorentina, vuole ora in luogo di combattere, consigliare, e in vece d'ubbidire, comandare; la qual cosa conoscendo egli, e pensando che gli altri ancora conoscer la dovessono, soggiunse, che non faceva per levar di mano il maneggio alla Signoria, la quale era la padrona, e cosi voleva che fosse : ma questa protestazione secondo i giureconsulti è contra il fatto, e appresso i filosofi implica contraddizione, cioè contiene in un medesimo tempo cose contrarie tra sè e impossibili ad essere ; perciocché dice di non far quello che egli fa, negando colle parole, e affermando coli' opere : e per certo chiunche désse delle ferite a chi che sia, e in dandogli, protestasse di non volergli dare, sarebbe non meno malvagio che ridicolo, e dovrebbe esser doppiamente gastigato. Voleva Malatesta, poiché il principe non aveva voluto mandar don Ferrante a orare in Consiglio, aringarvi egli per ispaventare il popolo, e proponendo che salverebbe la libertà, fargli con-descendere a rimettere i Medici ; il qual si crede che fosse colpo maestro di Zanobi: conciossiacosaché nel Consiglio maggiore sarebbe stato agevolissima cosa che il partito di venire a giornata non si fusse vinto, si per cagione della parte la quale favoriva i Medici, e si perchè, testimoniando il generale proprio che i nimici erano tanti e si gagliardi che non si potevano assalire non che vincere, nessuno arebbe voluto approvar l'uscir fuora a mettersi a cosi gran rischio, se non coloro i quali sapevano o per la lezione delle storie, o per l'esempio del dodici, che altra cosa è il promettere e altra l'attendere; e questi quanto erano maggiori di prudenza,
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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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