Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
33-2 storia fiorentina. [1530]grossissima e spaventosa scaramuccia, la quale durò gran pezza, essendone da ogni parte quasi egualmente morti e feriti molti, sì dalle picche, sì massimamente dagli archibusi. Il Ferruccio ora inanimava i suoi colle parole, chiamando quando questo e quando quell'altro per nome, e ricordando loro che nelle loro mani era o la salvezza o la distruzione di Firenze, e ora spaventava i nimici co' fatti, ammazzandone e ferendone molti, facendo 1' uficio cosi d'animoso soldato, come di prudente capitano. Fabbrizio non si stava anch' egli, avendo maggior riscontro trovato ch'egli non si pensava; e di già era entrato nuova gente nella terra a soccorrerlo: onde le bande rosse colla quantità del numero massimamente, e le bianche colla qualità della virtù, facevano in guisa, che non si poteva discernere da qual parte volesse stare la fortuna; anzi pareva che ora fussino vittoriosi i Ferrucciani, serrando e cacciando i nimici, e ora i Maramaldesi, puntando e rincacciando gli avversari, e così ondeggiando ora da questa e ora da quell'altra parte, come fanno le cime degli arbori, quando traggono due venti che sieno contrari.
CXXI. Mentrechè dentro il castello, e principalmente in sulla piazza e presso un altissimo castagno, si combatteva ferocissimamente per gli uni e per gli altri, la cavalleria del principe aveva assaltato con grandissimo impeto i cavalli del Ferruccio; ma eglino non solamente, quasi fossero immobili, sostennero l'urto, ma aiutati da buon numero d'archibusieri, gli percossero e sbaragliarono di sorte, che il principe, che in quello era arrivato, veggendogli tutti rotti e sparpagliati, più con impeto d'ira che con discorso di ragione, non solo s'avventò con tutta la gente d'arme a soccorrergli, ma ancora, anzi temerario soldato che accorto capitano, spinse innanzi a tutti il cavallo in un luogo ripidoso e dove fioccavano 1* archibusa-te; onde quasi in un punto medesimo ne toccò due, una dinanzi nel petto, e l'altra dietro nel collo, per le quali caduto in terra morto, fu in un subito spogliato per cupidigia d'avere i suoi pannie l'armadura, la quale era ricchissima; e ricoperto, perchè veduto1 e riconosciuto non isbigottisse i soldati ; ma non si che Antonio d'Herrera, uomo non meno perfido che
1 Gli stampati, riveduto.
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