Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
33-2 storia fiorentina. [1530]perchè opererebbe si, che la condizione di conservare la libertà sarebbe osservata. Ma fu Cencio tanto arrogante, e usò parole così superbe e insolenti, che i Signori ebbero voglia di fargli mettere le mani addosso e gastigarlo; la qual pena egli indugiò bene, come avviene molte volte, ma nolla scampò, perciocché per questa cagione più che per altra, fu poi per comandamento d'Ippolito cardinale de' Medici fatto morire e tagliare in pezzi.
CXXVI. I Signori, fatto lor consiglio, e non volendo starsene alle parole e promesse di Malatesta, tardi avvedutisi dell' error loro, come pare eh' egli avvenga quasi sempre, gli mandarono dicendo, che la Pratica per spraticare oggimai questa tante volte proposta e determinata consulta, aveva di nuovo per ultima risoluzione deliberato, che onninamente, per usare le parole proprie, si combattesse; il perchè essi come Signori gli comandavano, e come cittadini lo pregavano per V onor suo e per la salvezza loro, che desse ordine a cavar fuora i suoi soldati, perchè eglino dalla parte loro erano preparati, e avevano preste e in punto tutte le cose da lui chieste e dimandate, e qualcuna di più. Malatesta, il quale aveva tirato dal suo molti cittadini di conto, e tra questi messer Ormannozzo Deti, e molti erano ricorsi e rifuggiti da lui spontaneamente per raccomandargli chi sè e chi la città, cominciò, quasi fosse Giano della Bella, a sclamare pubblicamente e dire: Ch'era venuto a Firenze per difenderla, non per distruggerla ; ma veduto che la perversità e pertinacia de' cittadini non gli lasciava ciò fare, per non intervenire colla persona alla desolazione di così nobile e ricca e tanto da lui amata città, era deliberato di*chiedere buona licenza e partirsene; ma prima, per far le cose sue giustissimamente, come egli era solito, e per essere scusato appresso a Dio e appresso gli uomini, e in testimonianza della fede e dell' onor suo, aveva deliberato di fare intendere per iscrittura alla Signoria liberissimamente e apertissimamente tutto l'animo suo e tutto quello del signore Stefano; e così le mandò il terzo protesto, il quale è questo appunto : Magnifici ed eccelsi Signori.
Avemo, come chiaramente si vede, già undici mesi pas-
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