Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530] libro undecimo. ^355
sati difesa questa città dal nimico esercito con quella fede, cura e sollecitudine, che a' par nostri si richiede, e in quella sopportate tante e tante fatiche, e ultimamente siamo ridottia vivere con pane solo, e in tal vita, come si vede, senza strepito far vivere tutti i soldati volentieri, con desiderio di giù-gnere al desiato fine della cominciata impresa, mediante il quale speravamo di riportar di tante fatiche e stenti il glorioso onore : ma vedendo lo nimico per sì lunga dimora non essere delle sue forze diminuito, anzi ogni giorno quelle accresciute; vedendo che per noi non si sente da parte alcuna speranza di soccorso, per il quale possiamo sperare la liberazione di tale ossidione; vedendo anco, che il pane è già prossimo al fine; che, mancato quello, di necessità ne seguisce la rovina di questa città, non senza eterna infamia e danno di vostre Signorie e nostro; avemo quelle più volte persuaso all' accordo, atteso che colle nostre forze non è rimedio a poter liberare la città dall' assedio, essendo il nimico più di noi gagliardo si di gente come d' alloggiamenti ; che volendo tentare conlra ogni ragione umana il combattere, ne seguirebbe la certa e manifesta rovina di questa città, come per due altre nostre avemo a vostre Signorie sopra ciò particolarmente discorso e detto, non approbando gli desiderii e voler suoi che sempre avuti hanno nel voler combattere, colle evidenti ragioni mostrandole la rovina della città, venendo a quello. Ma noi, come quegli che qui venuti siamo per servizio della Repubblica e della città, e non per consentire a sua rovina, considerato molto bene in qual termine ci troviamo, e che il nimico sia a noi superiore, senza niuna speranza avemo persuaso vostre Signorie, che volessono risolversi a pigliare qualche appuntamento più conveniente che trovar si possa, per il quale ne seguisse la preservazione di questa città, massimamente non avendo altro rimedio a tal salute; e dopo molte ragionevoli persuasioni fatte a vostre Signorie sopra tal materia, quelle si sono contentale che per il mezzo nostro s'intendesse l'animo dell' illustrissimo signore don Ferrante Gonzaga rimaso, di poi la morte del signor principe d' Oranges, capo in detto esercito. Per intendere dunque l'animo di Sua Signoria illustrissima qual sia in dello accordo e volere in
À
| |
Signorie Signorie Repubblica Signorie Signorie Ferrante Gonzaga Oranges Sua Signoria
|