Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530]libro undecimo.
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sendo con infinite ragioni stato dissuaso da sua illustrissima Signoria, allegando questo con ragione di guerra non si dovere o poter fare, e che sua Eccellenza per non essere imputata appresso i principi del mondo, e gelosa dell'onor suo, com' è conveniente, non è mai per consentirlo, anzi che, persistendo la città nel medesimo volere, protesta di non volere intervenire colla persona nella città, e perciò con buona grazia di questa Signoria dimanda licenza di potersi partire di quella; e conoscendo bene detti signori Dieci, che volendo la città risolutamente combattere, ed essendo sua Eccellenzia nel grado suo del capitanato, questo non si potrebbe fare senza gran carico di sua Eccellenza, s' ella fusse presente nella città; però, a causa che non sia da questa città maculato V onor di quello, dal quale ha ricevuto per il passato infiniti benefizi e spera ancora averne a ricevere, ed a causa che queste presenti abbiano ad esser sempre verissimo testimonio delle buone sue operazioni e della verità; però i detti signori Dieci col parere e volontà de' magnifici ed eccelsi Signori, e de' venerabili Collegi, e del Consiglio degli Ottanta e Pratica, per il presente partito e deliberazione dettono pienissima, buona e libera licenza al prefato signor Malatesta, e liberarono sua Eccellenza dal peso e carico della condotta del capitanato della detta eccelsa Repubblica fiorentina, concedendo al prefato signor Malatesta piena venuta, e salvocondotto per virtù delle presenti di poter sicuramente partirsi con tutte quelle persone particolari che piaccia a sua Eccellenza, e quelle robe che a sua Eccellenza verrà bene, e di lasciare nella città tutte quelle persone che per negoziare sue faccende gli tornasse comodo. E perchè la città s'è trovata per il passato, e trovasi di presente in tanti travagli, che non s'è potuto verso sua Eccellenza fare nè co' fatti nè colle dimostrazioni quello che le sue. buone opere hanno meritato, avendo speranza che la città abbia con felici successi a posarsi, s' o/fera per la presente a sua Eccellenza riconoscerla pubblicamente, come meritano e ricercano i benefizi da sua Eccellenza ricevuti.
CXXVIII. Era Malatesta tanto commosso d'animo e tanto accecato dall'ira, che niuno ardiva dirgli cosa veruna, ed egli non vedeva, si può dir, lume, e ragionando tra se pro-
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