Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1530-1531]libro dodicesimo.
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danni che questa città patisce, e levar via il pericolo in che è > stata, e in che ancora si ritrova; si dà la colpa del non esser seguito V effetto al non aver fatto la provvisione del danaro; pure, per quanto mi dice il signor commessario, pare che si troverà modo di contentar prima gli Spagnuoli e gli Tedeschi, i quali tra duo giorni partiranno; avvegnaché il cammino loro sarà molto lungo e dannoso in questo territorio; e di qui a pochi giorni si soddisfarà anco agi' Italiani; e parmi che 'l Mussettola si sia risoluto, che due giorni dopo partilo l'esercito, eh' io ancora colle mie genti debba votare la città ; al quale ho detto, che ogni volta che Bartolommeo Valori, il quale rappresenta qui la persona di Vostra Beatitudine, me lo comanderà in nome di quella, che io immediate ubbidirò; che in vero non mi trovo al mondo con maggior desiderio, che andare alla patria mia con buona contentezza di Vostra Santità, e recuperare ciò che m'è stato occupato da'miei avversari contra la voglia di Vostra Beatitudine, e dipoi attendere a risanarmi (se Dio me lo concederà) per poterla meglio servire, e far mio debito fin alla fine di quesf opera. Ho fatto intendere al prefato signor commessario, che avvertisca Vostra Beatitudine, e per maggior corroborazione ho voluto mandare a Quella il presente corriero a posta per significarle quello stesso che al prefato signor commessario ho detto; e questo è, che se dopo la partita mia occorrerà sinistro, danno o rovina della città, che non sia attribuita poi la colpa a me, ovvero al mio aver poco veduto; perchè, ogni volta che la terra sia disarmata, essendosi così poco allontanati gli Spar gnuoli, essendo di quell' avidità del sacco che sono, e di poca obbedienza a' lor capitani, e di manco fede, potriano inaspettatamente ritornare a dietro, e trovando la città fuora degli A ordini suoi, e slenuata di tutte le cose, potriano far progressi di cattiva qualità. E di più ci è da considerare, die avendo gl' Italiani a essere gli ultimi pagali, e bisognando per ciò fargli scorrere qualche giorno, e trovandosi soli, che non vo-lessino poi di quelle cose che non sono oneste. È anco da pensare, che le genti di Maramaldo, le quali sono la rovina de' paesi onde passano, non venisse lor voglia di venire alla città, e mettersi insieme con quegli altri Italiani che hanno
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