Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      394 storia fiorentina. ,_1530]ser Vecchia, il quale era suto liberato, in Vinegia alla Signoria, in Urbino al duca, in Francia al Cristianissimo, e in altri luoghi ad altri principi e signori, perchè lo giustificasse; nè mancarono de' suoi soldati e satelliti, chiamati oggi cagnotti, i quali pubblicarono per tutte le città cartegli, facendoli, secondo T usanza d' oggi, appiccare ne' luoghi pubblici e più frequentati, ne' quali mentivano falsamente perla gola chiun-che avesse detto, o volesse dire Malatesta avere usato tradimento, e s'offerivano di volerlo provare coli' arme in mano: cose che facevano effetto tutto contrario a quello che, o credeva egli, o arebbe voluto che altri credesse.
      XI. Partito Malatesta, entrarono subitamente alla guardia della città, parte alle porte, e parte al monte di San Miniato, e parte alla piazza e palazzo de' Signori, i Lanzi di San Donato , i quali furono circa dumilacinquecento sotto tredici bandiere, capitano il conte Lodovico di Lodrone, uomo di rarissima fede e virtù. Agli sedici cominciarono a partire gl'Italiani, i quali non solamente furono gli ultimi a esser pagati, ma furono peggio degli altri; perciocché i capi e colonnelli loro andandosene alla sfuggiasca, non si vergognavano a dire, o di non aver avuto danari, o di avere avutane minor quantità che non avevano a avere; e il signor Giovambatista Savello, perchè non s'era partito dal suo alloggiamento di Rusciano, fu per cotale sospetto fatto prigione da'suoi soldati. Andatosene tutto l'esercito, si cominciò,quasi fosse raffreddata la ferita, a sentire maggiormente il dolore, perchè non essendosi ricolto nè seminato, non si trovava in Firenze di nessun vivente bene, e bisognò che solamente in comperar bestiami per rifornire le possessioni e sovvenire i contadini, si spendesse una quantità incredibile di moneta, perchè ancora non si pensava di rassettare, non che di rifare di nuovo i palazzi e le case disfatte e rovinate per tutto '1 contado.
      XII. La dolcezza che senti il papa piuttosto infinita che grandissima dell'aver riauto Firenze, fu non poco amareggiata, inasprita e fatta minore da tre non piccoli dispiaceri : il primo, che i danari per pagare l'esercito gli parvero pochi; il secondo, che i Fiorentini avessero eletto di rimettere la riforma del nuovo stato piuttosto in Cesare con condizione, che in


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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