Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      418 storia fiorentina. ,_1530]bisognava che la proscrizione fosse gagliarda, lo fece, per metterlo in maggior disgrazia dell'universale, de'secondi Otto; ma non bisognò eh'egli si scoprisse, essendosi per la cagione detta di sopra posto fine al confinare. Risplendeva Filippo per la nobiltà sua e per la ricchezza, ma più per l'affinità e parentela della casa de'Medici, sopra gli altri cittadini; trova-vasi una numerosa e bellissima famiglia di sette figliuoli maschi e tre femmine, quattro de'quali erano già di tal età e di tanta speranza, quanta in ciascheduno di loro si dimostrò poi, e cosi domestici con esso seco, eh' egli nel ragionare usava dire d'avere non sette figliuoli, ma quattro fratelli e tre figliuoli; faceva professione non solo di lettere, ma di buone lettere. Aveva tolto per impresa di volere (opera sopra le sue forze) correggere, dopo Ermolao Barbaro uomo di singolarissime virtù, i Libri della Storia naturale di Plinio, servendosi, per compagno de'suoi studi, di messer Bernardo da Pisa, chiamato da chi il Pisano e da chi il Pi sanello, uomo d'acutissimo ingegno, ma piuttosto eccellente musico in que' tempi, che grande e giudizioso letterato. Viveva in casa sua piuttosto da stretto cittadino, che da largo gentiluomo ; era grazioso, alfe-bile e cortese molto, arguto nel favellare, trattoso nel rispondere, prudente nello scrivere; non isfoggiava nel vestire, non si menava dietro servidore nessuno, non aveva nè capo alle repubbliche nè ambizione di regnare, ma solo d'essere amico a chi reggeva, di maniera che non gli fossero posti accatti nè balzegli, e potesse non solamente portar l'arme, ma cavarsi (essendo uomo de'suoi piaceri) le sue voglie, e massimamente ne'casi d'amore, ne'quali era intemperatissimo, non guardando nè a sesso, nè a età, nè ad altri rispetti; i quali esempi nocquero molto alla gioventù fiorentina, perciocché tutti coloro, i quali volevano esser nobili o parere più d'assai degli altri, andavano imitando lui e Giovanni Bandini, il quale era la sua prima lancia. Tutti gli spadaccini, e quasi tutti i giovani che volevano sopraffare gli altri, facevano capo a lui (e massimamente al tempo del duca Lorenzo suo cognato, il quale l'amava singolarmente) per avere un appoggio, il quale o gli difendesse da'magistrati, o gli soccorresse di danari; il che egli, tutto che fosse piuttosto avaro che scar-


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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