Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
storia fiorentina.
[1530]che '1 papa sollecitasse istantissimamente, nondimeno l'imperadore andando mettendo tempo in mezzo, senza allegarne la cagione, non ispediva il duca Alessandro, dando quella riforma allo Stato di Firenze che i capitoli gli concedevano : onde per questa o per qualsivoglia altra cagione, agli diciassette di febbraio la Balia insieme col gonfaloniere, il quale era Raffaello di Francesco de' Medici, perchè tutti quegli i quali sedevano gonfalonieri, s'arrogevano alla Balia, fecero una provvisione per ordine di papa Clemente, benché in ella fussero scritte queste parole proprie, motu proprio, et de plenitudine potestatis, nella quale per conoscere l'eccellente virtù, vita e costumi dell' illustrissimo duca Alessandro de' Medici figliuolo del magnifico Lorenzo già duca d'Urbino, e per riconoscere i tanti e si grandi beneficii cosi temporali come spirituali ricevuti dall' illustrissima casa de' Medici, lo creavano della Balia, e abilitavano Sua Eccellenza, che ella potesse, non ostante qualunque inabilità, esercitare tutti gli ufici, eziandio il supremo, cioè quello de' Signori, in un tempo medesimo, ed essere a ogni suo piacimento proposto, e in tutti, non ostante nè legge nè consuetudine alcuna, rendere partito. Dissesi, che in questa deliberazione, d'ottantaquattro fave che erano, -se ne trovarono dodici bianche ; tanto poteva ancora in alcuni o l'amore della libertà, o l'odio contra la famiglia de' Medici Poco appresso, pur del mese di febbraio, si pose un accatto a perdita, cioè un balzello a tutti i cittadini che erano a gravezza in Firenze, non ostante privilegio o esenzione alcuna a tutti coloro i quali abitavano la città, il qual balzello pittava ottantamila ducati; ma perchè s'aveva a pagare due volte, se ne cavarono in tutto censessantamila fiorini d'oro.
XXXII. Mentrechè queste cose si facevano in Firenze, gli Aretini, avendo estremo desiderio di non ritornare più sotto la tirannide, come la chiamavano essi, de' Fiorentini, ma reggersi colle loro leggi nella loro libertà sotto l'ombra e protezione dell'imperadore, mandarono infino nel ventinove a Sua Maestà, quando era in Bologna, un ambasciadore,1 il quale
1 Cinque furono gli ambasciatori mandati all'imperadore ; cioè: il conte Rosso, Iacopo Marsuppini, Carlo Bacci, Lorenzo da Catcnaia, e Mariotto Cofani.
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