Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      422 storia fiorentina. ,_1530]tello e con Giovanfrancesco Camaiani; ma udito che don Ferrante era di gią arrivato coli' esercito a Quarata vicino a tre miglia ad Arezzo, fattolo pacificare cogli avversari, lo fecero loro capitano.
      XXXIII. Gią s'erano attendati gli Spagnuoli con alcuni pezzi d'artiglieria lungo le mura d'Arezzo, e a don Ferrante fu morto il cavallo sotto da un sasso, quando intesa la volontą del pontefice, e conoscendo che non potevano tenersi, convennero di mandare a Firenze quattro ambasciadori con autoritą quanto tutto il popolo, i quali furono : messer Giuntino da Montelucci, messer Bernardo Florio, Iacopo Marsuppini e Luca Paganelli. Questi alla presenza di messer Domenico Capocci 1 commessario del papa, fecero una convenzione con messer Francesco Guicciardini e con Ruberto Acciaiuoli, eglino in nome della cittą d'Arezzo, e questi della Signoria di Firenze, nella quale si contenevano pił capi, ma i principali furono questi : Che del rifare la cittadella da loro disfatta non s' avesse a ragionare fra un anno ; e passalo l' anno, avesse a dichiarare papa Clemente, se la dovessono riedificare o no, intendendosi sempre a spese de' Fiorentini. Che tutte l'artiglierie cavate da loro di detta fortezza, o d' altronde, dovessono essere della cittą d'Arezzo. Che tutte V entrate fus-sono del lor Comune. Che al papa stesse il determinare, se avevano a reggere le loro terre co' loro uficiali. Che pagassono ogn' anno per ricognizione, oltre al solito palio di San Giovanni, chi scrive due, chi tremilacinquecento ducati, e chi molti pił. Che la cittą d'Arezzo non fosse tenuta a dare stanchi per alcun luogo. Che tutte le ruberie, prede, omicida e qualunche altri delitti di qualunque sorte commessi da loro dalli diciannove di dicembre del ventinove per infino a quel presente giorno, che era il quarto d'ottóbre, fussono perdonati a tutti, e non se n' avesse a tenere nč rivedere conto nessuno a persona nessuna. E messer Giovanni della Stufa nunzio del papa, agli dieci d'ottobre in nome della Signoria di
      1 Cosi ha da dire, e non Capreti, come hanno gli stampali e i MSS. Nella Relazione citata nella pag. seguente si legge riferito in nota il Breve di Clemente VII agli Aretini de' 22 di settembre t530, nel quale egli dice di mandare a loro messer Domenico Capocci.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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