Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
424 storia fiorentina. ,_1530]XXXV. In questo tempo si ritrovava papa Clemente in incredibile angustia d'animo, ed era più che mai fosse tribolato e in maggior confusione di mente, veggendo che tutte le disgrazie e infelicità che possono accadere, erano al suo tempo accadute, e parendogli esser venuto in pericolo di non dover perdere il papatò : perchè l'imperadore, arrivato dopo la sua coronazione in Augusta, dove egli aveva, come si disse di sopra, ordinato la dieta, s'era posto in cuore di far eleggere Ferdinando suo fratello a re de' Romani ; e per questo, e per potersi servire de' danari e delle genti delle città libere, parte delle quali s'erano collegate insieme a difesa comune ogni volta che per conto della religione fussono molestate, e parte stavano per collegarsi ; desiderava intensamente di pacificare la Lamagna, essendo già le forze dell'eresie luterane tanto cresciute, e tanto tra loro divise e discordi, che davano da pensare a' più savi e più potenti ; e perciò ricercava l'imperatore istantemente e pregava il papa, che volesse acconsentire al concilio, e gli prometteva per assicurarlo, che v'interverrebbe egli in persona. Clemente non poteva sentir cosa la quale più lo affliggesse di questa, dubitando di non dovere essere diposto; si perchè sapeva di non esser ligittimo, sebbene innanzichò fusse promosso al cardinalato, s'era provato con false testimonianze il contrario; e la comune opinione è, che chi non è nato legittimamente, non può essere non che papa, cardinale, sebbene ciò non si trova nè vietato nè conceduto spressamente da'canoni; e si perchè era stato eletto pontefice con manifesta simonia ; e si ancora perchè aveva fatto spargere per tutto il mondo, quando l'esercito imperiale ed ecclesiastico era sopra e sotto Firenze, che non aveva mosso guerra nè combatteva la sua carissima patria ad altro fine, che per volervi introdurre in luogo d'uno scandaloso e tirannico stato, un pacifico e civilissimo governo, senza avere riguardo alcuno nè a sè, il quale era in grado che non aveva bisogno della città di Firenze, nè a' suoi parenti e amici, i quali l'avevano nel maggior bisogno abbandonato perfidamente. Di poi veggendosi per gli effetti tutto il contrario, e avendo usato si grande immanità nel vendicarsi e nell' assicurarsi, contra la forma de'capitoli, e avendo contra tanti fuorusciti
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