Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] libro dodicesimo. ' 441
      ne dicevano molte delle false, andava prolungando la dichiarazione della forma dello Stato di Firenze; pure all'ultimo diede licenza ad Alessandro, e lo presentò riccamente, come suo genero, di gioie, d'armi e di giannetti, tenendogli nel partirsi per alquanto di spazio compagnia. Egli con ordine di Clemente parti alli diciotto di maggio ; e gli otto di Pratica, sappiendo la venuta sua, crearono a' diciassette di giugno duoi oratori ad incontrar Sua Eccellenza in su' confini, Ruberto Aeriamoli e Luigi Ridolfi, i quali non avevano a fare l'uno col-l'altro, se non che amenduni erano uomini e fiorentini. Agli ventiquattro essendo già arrivato il duca, e gitosene per sospetto della peste a Prato nella prepositura del cardinal Ridolfi, la Signoria elesse quattro oratori che l'andassono* incontanente a vicitare, il reverendo messer Guido de'Medici arcivescovo di Civita, e castellano di Castel Sant'Agnolo, il reverendo messer Francesco Minerbetti arcivescovo turrita-no, Matteo Strozzi, e Palla Rucellai. A'tre di luglio giunse in Firenze messer Giovannantonio Mussettola ambasciadore e commessario imperiale, colla Bolla del decreto e dichiarazione di Cesare, la quale era fatta nella città d'Augusta a'ventuno d'ottobre l'anno millecinquecentotrenta, sottoscritta di mano propria dell'imperadore, e suggellata col suo suggello d'oro; e subitamente senza punto badare si trasferì a Prato, dove andò il giorno seguente ancora l'arcivescovo di Capova, ma tornò la sera medesima. Il di di poi entrò il duca in Firenze per la porta di Faenza a ventitré ore, con non molta gente seco, ma bene con gran numero di cittadini, i quali con un drappello di giovani riccamente addobbati erano iti a rincontrarlo. Egli se n'andò di filo alla chiesa della Nunziata de'Servi, e quindi al suo palazzo de' Medici, dove fu da tutti i primi vicitato.
      LIII. La mattina seguente, che fu il giorno di San Romolo a'sei di luglio, egli, il Mussettola e il nunzio apostolico con gran codazzo di cittadini e moltitudine di popolo gridante, secondo l'usanza della plebe, Palle, Medici, Medici, e Viva, viva, se n'andò a Palazzo, dove la Signoria, la quale insieme con tutti i magistrati l'aspettava nella prima sala vecchia, dove si ragunano oggi i Dugento, andò loro incontra


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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