Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
[1531] libro dodicesimo. 447
LVII. Di questo mese si fece una legge sopra le monete, per la quale si disponeva, che un ducato fiorentino di zecca, cioè nuovo, valesse lire sette e mezzo; e uno scudo di sole, genovese, viniziano, o fiorentino che si fosse, si cambiasse per sette; che i gabellotti, ovvero barili giusti, si spendessero per un giulio, cioè per tredici soldi e quattro danari, che son quaranta quattrini; che un grosso, o grossone fiorentino buono, corresse per sette soldi e sei danari, cioè per ventidue quattrini e mezzo ; che tre quattrini bianchi crescessero un danaio più, cioè facessero la somma di quattrini quattro neri. In questo medesimo tempo si raffermò la medesima Balia colla medesima autorità per un anno, o per tanto più quanto si pensasse o a deliberare in contrario, o a provvedere altramente.
LVIII. Fornito che i Collegi, cioè i sedici gonfalonieri delle compagnie del popolo, ebbero l'ufizio, che fu agli otto di settembre di queir anno millecinquecento trentuno, si fece che non si facessero mai più (e fermamente che questo magistrato era disutile e tirannico, come gli altri di Firenze), e ordinarono, che tutto quello che facevano essi colla Signoria,
10 potessero fare gli altri collegi, cioè i dodici Buonomini ; il qual magistrato non era men cattivo e men tirannico che i Sedici; con questo convenente però, che agli stanziamenti, alle lettere de' principi, alle rafferme delle approvazioni delle vendite degli Ufiziali della Torre, dovesse intervenire ancora
11 magistrato dei dodici Procuratori.
LIX. In quest' anno si vinse a i diciannove di dicembre nella Balia una decima e un arbitrio, che gittarono in tutto cinquantamila fiorini d'oro; fu posta da cinque cittadini, i quali furono questi : Lodovico d'Iacopo Morelli, Francesco di Daniello Canigiani, Batista di Francesco Dini, Ruberto di Francesco Alamanneschi e Vincenzio di Batista di Dino. E di febbraio si vinse un' altra decima e un altro arbitrio per l'anno futuro, de'quali si cavò cinquantacinque migliaia di fiorini.
LX. Inflno del mese d'ottobre erano partiti due oratori alla maestà dell' imperadore, Palla Rucellai o Francesco Valori: la cagione del mandargli fu, perchè gli riferissono, come
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