Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi
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storia fiorentina.
,_1530]dandosi ciascheduno intorno, aspettava che movesse chi che sia altri, o il papa stesso; il quale, conosciuto alla fine che i cenni non gli giovavano, fatti venire a Firenze messer Francesco e Baccio, impose a Filippo de' Nerli, il quale «e ne tornava a Firenze, che dicesse liberamente a quei cittadini tìne più gli parevano a proposito, eh' egli ormai era condotto col temp> alle ventitré ore, e che intendeva di lasciare dopo di sè lo stato della casa de' Medici di tal maniera in Firenze, che dovesse restar sicuro che non potesse più avvenire, come nel novantaquattro e nel venzette avvenuto era, quando le Palle furono sbalzate di Firenze, e fatte ribelle, e gli amici delle Palle vi rimasero sani e salvi. Onde diceva, eh' era fermato di farsi, che in caso che i Medici fossero cacciati, gli amici e seguaci de' Medici dovessono anch' essi andare insieme con loro di compagnia. Neil' altre cose esser contento che ciascheduno avesse dello Stato, e quella porzione ne participasse, la quale gli si conveniva. Filippo, il quale ancoraché non fosse intervenuto in quelle pratiche, sapeva ottimamente la voglia del papa, e per cui più si faceva il principato che la repubblica, fece r uficio gagliardamente, mostrando che il ciò fare era non solamente utile, ma necessario; i cittadini gli risposero nel medesimo modo, offerendosi pronti e parati a ubbidire qualunche volta gli fosse comandato: laonde il papa chiamandoli cornacchie di campanile, si risolvette a lasciarsi intendere chiaramente, e mandò prima Antonio Guiducci all' arcivescovo di Capova colla risoluzione della mente sua, e poco appresso Ruberto Pucci, il quale andasse disponendo la materia, e all' ultimo Filippo Strozzi, il quale v' introducesse la forma. Perchè dopo alcuni ragionamenti e pratiche, ristretti insieme, vinsero nella Balia il quarto giorno d'aprile una provvisione, per la quale fu dato autorità alla Signoria e gonfaloniere di potere, anzi dovere eleggere dodici cittadini, i quali potessero e dovessero fra '1 termine di un mese aver riformato, riordinato, ricorretto e stabilito lo stato, il governo e '1 reggimento della città di Firenze, con tutte l'altre cose annesse, dependenti e pertinenti alle faccende del Comune, con tanta potestà e balia, quanta si potesse maggiore, e con autorità di potersi prorogare per un altro mese. I dodici riforma-
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