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di Milano; indi, per condiscendere al padre, si fece ecclesiastico. Pubblicò, negli anni verdi, alcune poesie, per le quali fu scritto dell' Accademia de'Trasformati e di quella degli Arcadi. Per l'amicizia col conte Firmian, Ministro in Lombardia, ebbe la cattedra di Belle Lettere nelle Scuole Palatine, e quella di Eloquenza nel Ginnasio di Brera: e nell'una e nell' altra sf mostrò degno dell' ufficio affidatogli, e del nome che acquistato si aveva. Morto il Firmian, l'invidia de' maestruzzi tentò balzarlo del posto, ma il Consultore Pecci vel fece restare. Napoleone Bonaparte, cui mai non isfuggirono i grandi uomini, lo elesse al Magistrato municipale di Milano; ma egli, già innanzi negli anni e malaticcio, poco vi durò; e venne a morte il 15 di agosto del 1799. Di' lui si hanno alle stampe Lezioni d?Eloquenza e Poesie liriche educatrici; ma 1' opera che valse a renderlo immortale è il Poema famoso in versi sciolti nobilissimi, che s'intitola il Giorno- Egli vedeva con isdegno la mollezza di non pochi patrizi e ricchi milanesi, che passavano la vita in ridicole inezie ed in perpetua scioperaggine: tentò dunque di correggere que'costumi effeminati, e fingendo ammaestrare uno di siffatti patrizi, sferzò tremendamente le vane costumanze di tutti, con finissima ironia, che persuade all'opposto di quanto dice materialmente, e produce in tal guisa lo squisito ridicolo, che nasce dalla contraria aspettazione. Di questo grande lombardo toccò le lodi