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cronaca napoletana
sarebbero bastate, non a lei che sentiva il bisogno di esser tenuta in pregio pel fatto proprio.
E in sommo pregio fu tenuta dall' universale per due virtù principalmente: la modestia che le appariva come in umilissima donna, e la bontà che la mostrava grandissima dama. Queste rare doti che da lei non si scompagnarono mai, comprendono tutte le altre che la rigidezza del mondo può richiedere in una signora per dirsi esempio delle mogli e delle madri.
Che ella sia stata esempio delle mogli, basta l'irreprensibile modo con cui visse durante i molti anni del suo matrimonio. Che la sia stata delle madri, basta l'illuminata austerità di principi in che venne educando i suoi molti figliuoli.
Meritò quindi la felicità delle nozze con le quali si strinse ad Alfonso Barracco che tutti a ragione chiamano fiore di signoria ed uno fra i più generosi amici d' I-talia. E benché qui nata, qui allevata e giovanissima d'anni, pure, sposata appena, con lieto animo abbandonò le divagazioni, le feste, i teatri che solo Napoli potea darle, e partì con lo sposo alla volta di Calabria , ove l'attendevano, è vero, il lusso, le grandezze e quanto altro da sì nobile donna potea desiderarsi, ma dove non era Napoli. Né in lei potette la naturale vanità di qui rimanersi per sopraffare col fasto coniugale le altre dame napoletane. Ella si mostrò al di sopra di tutte le leggerezze proprie dell' età sua: nò pensò di far alcun sagri-fizio dipartendosi, ma di compiere il suo dovere. E seguì, con lo sposo, il tenero e corrisposto amore elio Fun l'altra avvinse poi sempre nò mai intiepidì.
Fatta lunga dimora in Calabria ove divenne madre di leggiadra figlìuolanza, ritornò finalmente in Napoli con