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cronaca. napoletana
sia dolente. Ma le recriminazioni a che ? Se il signor duca parla In nome di tutti coloro che stanno dalla sua stessa parte ( e così deve tenersi, niuno avendolo contraddetto) vi è di che compiacersene con lui e col paese allorché dice, che mutando in meglio le condizioni politiche e amministrative d'Italia « ognuno porrà la sua « pietra per consolidare un edifìcio, che quantunque « non desiderato, non si potrà fare ammeno di ammirate re e rendere più bello. »
Egli dunque ed i suoi stanno per venire sul campo i-taliano. In tal caso tutti cordialmente stringeranno loro la mano. Ma a quelli che ancor si rimarranno dal seguitarne l'esempio, è utile ricordare che l'ultimo fatto politico per dieci anni durato fra noi, portò amari disinganni ai moltissimi rimasti contrari ai francesi e costanti al vecchio regime. Per dieci anni essi soffrirono ogni privazione, ricusarono ufici, dignità, onori.
E che ne ebbero in mercè?
Il sovrano, ritornato in Napoli e riseduto sul trono, che fece per essi?
A quelli che allora gli si presentarono narrando i travagli sofferti per serbargli fede e chiedendogli un compenso, che cosa rispose egli?
« E chi ve ne ha pregati? »
Sanguinosa ironia: compenso unico per essi, lezione terribile per tutti.
— Teatro del Fondo. Si è rappresentata una nuova commedia dell'ufìciale signor Marenco, intitolata La dote militare. L'autore è stato chiamato otto volte all'onore del proscenio.
Ben diceva un grazioso uditore che se non si fosse conosciuta la condizione del Marenco, si sarebbe compreso dover egli essere un militare dal brio, dal fuoco
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