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Cronica Giornaliera delle Province Napoletane
dal 1. marzo al 31 dicembre 1869
C. De Sterlich
Tipografia delle Belle Arti Napoli, 1869, pagine 620

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a cura di Federico Adamoli

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   cronaca napoletana
   re mutata da un altro ministro che presto o tardi dovrà succedergli. I nostri deputati dovrebbero quindi procurargli una posizione certa e non dipendente, come da oggi innanzi, dal capriccio di un segretario generale qualunque.
   — Banchetto. I senatori barone Gallotti, comm. Fio-relli e principe di Moliterno, il marchese di Caccavone, i cav. Michele Baldacchini, Achille Torelli e Pasquale Turiello, il prof. Federico Persico, il sig. Martino Gallerò e altri hanno offerto questa sera in una sala del Caffè d'Europa un banchetto all'illustre conte Andrea Maf-fei venuto da qualche giorno in Napoli.
   Il dotto prof. Persico è stato il primo ad inaugurare un brindisi. E rivolgendosi ai convitati, ha detto:
   c Signori. Le conquiste intellettuali attirano meno delle altre gli sguardi della folla, perchè non fanno strepito; ma non sono men -gloriose ed efficaci. Non è boria nazionale il dire che l'Italia fu maestra e guida al mondo nette arti e nelle scienze. Tatti ora ne convengono, e la storia è fi per onestarle.
   « Quando tuli' intorno era buio, non sorgeva forse Dante, il sole fecondo di Dante, a illuminare l'Europa?
   a Ora, al tempo nostro, un uomo girò gli occhi intorno aile nasionf, e riconobbe in Milton, in Moore, in Byroa, in Gessper,k> Schiller, io Goethe qualcosa di nostro; e pare che dicesse: rendiamo air Italia questi tesori, conquistiamo a questa eterna Conquistatrice ideale i suoi peosieri sparsi. E ad uno ad uno li conquistò tutti. Per mezzo di quest'uomo, l'Italia, come una madre, rivide nelle foltezze di quei grandi 1$ sue fattezze...!
   « Un proverbio dice che i fiumi non tornano al monte. Ebbene, qae-st' uomo ha smentito il proverbio; e operato il prodigio di sforzare i rivoli verso la sorgente.
   « Beviamo alla salute d'Italia e degli uomini che più l'onorane, e cosi di Andrea Maffei. 9
   Il march, di Caccavone che è sempre l'elegante poeta,
   è poi venuto in campo con questi versi:
   « Quando a quei sommi ch'ebber fila e stanza Da noi lontano tu accordavi il vanto D'itala veste e d'itala sembianza;