25 marzo 1869
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Italia avvezza alla magìa del canto, E avvezza a generar vali ed eroi, Inorgoglita li credette suoi.
« Ed or che in mezzo a noi cortese accetti Un convito d'affetto e simpatia, A le col labbro mio schiera di eletti, A te, che il merli, nuovo plauso invia; Sterile plauso, è ver, ma a te fu dato Nella patria del Vico e di Torquato. >
Le brevi e concettose parole pronunziate dal barone Galletti sono state:
¦ Un dotto autore inglese paragonò ogni traduzione a panno rivoltato dall'altro lato; e le sue parole furono per lunghissimi anni lenule come inappellabile sentenza. Io bevo alla salute del grande italiano, che , volgendo nella nostra classica favella poeti inglesi ed alemanni, annullò questa sentenza ».
Il sig. Martino Cafiero da ultimo, volgendosi al Maf-fei, ha detto queste belle e graziose terzine:
a Come chiara e tranquilla onda di lago All'occhio, tale quale ell'è, rinvia Purissimo del margine 1 imago;
et Come di flebil'arpa un'armonia Eco fedel ripete sì, che puoi Due volte udir la stessa melodia;
a Cosi ad estrania ardita musa i suoi Più dolci canti con egual dolcezza, Ridir, vate, tu sai ne'canti tuoi.
s Intemerata la natia bellezza Serban per te; per te la fa più bella Dell'italo sermon la gentilezza.
c Per te la nostra poesia si abbeila Di luce altrui, fatta sua luce; e insieme Quello splendor per te si rinnovciln.
« Un raggio sci di quel nostro splendore Che fu splendor del mondo, e tal è ancora: Ben si convien che ti si faccia onore, « Chè, in le onorar, sè stessa Italia onora, i
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