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cronaca. napoletana
me va in Napoli che gli si volesse mutare la religione, il paese era in possesso della sua, e la sicurezza di non poterla perdere non l'obbligava ad esagerarne la manifestazione. Anzi le violenze che in ciò usava il governo borbonico imponendo a tutti e messe e sacramenti, fecero si che il paese in generale rispose con l'astenzio-ne: e quello spìrito rimase unicamente nelle donne e in coloro pei. quali le pratiche religiose erano il sostegno d'un uficio o d'un latto qualunque che dipendea dal governo o dalla corte. Il ridestarsi di questo spirito, che ogniddi più si spande fra noi, è cominciato dal giorno in cui la stampa gittò i primi lampi di uno scisma in Italia. La bibbia evangelica che in belli e ben legati volumi si cominciò ad andar regalando per le vie di Napoli, le società evangeliche, i loro Organi, gli articoli di qualche giornale che di continuo attaccavano ed attaccano il cat-tolicismo fin nella divozione privata, finirono col farlo divampare aizzando gli animi anche degli indifferenti Ed ecco tutte le chiese, come prima non erano, ricolme da mattina a sera di gente, non del basso popolo soltanto, ma di tutte le condizioni della nascita, dello stato sociale, della ricchezza, dell'intelligenza, della dottrina. Nè si dica che tutti costoro non sieno che clericali e reazionari. Via! Non si parli di clericali in un paese che ha fatto due rivoluzioni contro il tribunale del Sant'uficio, e che, solo esso in tutta Italia, non lo volle e non l'ebbe. Nè vi si parli di reazionari quando per la libertà, popolani e patrizi illustrarono più volte con la loro morte il capestro e la mannaia.
Io non dirò che in Napoli non vi sieno clericali e reazionari. E dove non sono? Dirò invece che il loro numero è tanto sottile che non forma un ordine a sè, nè vi è
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