Delle vivande e condimenti di Celio Apicio

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      ÀPICII COEM1 LIB. I.
      dum fuerit lasere, nucleo* conteres et in ciboi misccbis et in sapore*, Et tantum numcrum nuclcnrum doliolo resereiftur. .
      «fr—
      venti. Allorché ti Insogni usarne, leva quei pinocchi, ammaccali e li niiìc4»i« coi cibi o nelle salse. Tanti pinocchi, quanti hai levato, sostituisci nelf orchiolo.
      Jicum in usu medicante ri tum, et ad pondus argentei dettarti pensum. Multit jam annis in ea terra non invenitur.... diuqu* jam non aJilid ad nos invehitur Laser, quam quod in Perside aut Media et Armenia nascitur large .... id quoque adulteratum gummi sa-
      gapeno aut faba fracta..... Hujus folia maspetumvocubant, apio maxime simiiia. Semen erat folia-ceum, folium ipsum vero deciduum. Lasciamo stare il magnifico medicamento, e veniamo alla perdita del ?ero Laser avvenuta, come dice Strabone lib. 7, perchè irrompendo i Barbari nella Cirenaica ne avevano divelte tutte le piante. L'asserzione di Plinio, cioè della perdita da ntolti anni, fu uha bugia, o per lo meno un tratto d'ignoranza. Dioscoride, che secondo Suida, visse con Antonio e Cleopatra, perciò non molto innanzi Plinio, lasciò scritto nella sua materia medica libro terzo cap. g4 : Colligitu'r liquor et e radice et caulibui incisis. Praefertur is modice ruber, atque translucens, mirrhae aemulus, odoreque va-lens, minime porraceus aut terrenus, ncque sapo-ris immitis et asperi: qui denique cum liquescit ac diluitur, facile albescit. At Cyrenaicus, etiamsi tantillum quis ipsum degustaverit, madorem toto corpore ciet, estque odore blandissimo: adeo ut ne os quidem gustanti, nisi pauUum spirti. Medicus vero et Sjriacus viribus minus valent et magis virosum reddunt odorenu Porro liquor onuiìs antequam sic-cescat, addito sagapeno, aut fabae lomento adulterata : quod ma/efcium gusta, odore, ac visu, ac diluendo quoque depreìtensum. Mi servo della traduzione de)lo Siapel eh1 è esattissima. Dioscoride non fa menzione della perdita del Laser -, e in fatti non poteva farla, se ne aveva avuto fra le mani e gustato tanto da poter darne i segni caratteristici, onde dividere il Cirenaico dal Panico. Sarà stato raro, si sarà pagato a caro prpzzo, ma perduto no. Fra tanto, che non fosse la nostra assa-fetida lo mostrano ad evidenza le stesse parole di Dioscoride, dicendo egli, che il Laser non sentiva menomamente di aglio ; e basti cosi in quanto al Laser vero, imperciocché queste sole valgono contra ogni opinione avversa. E nemmeno gli nitri Laser provenienti dalla Media ec. si può credere che fossero la nostra assa, perchè Dioscoride questi Laser sostituiti al legittimo dice bensì che viribus minus valent et magis virosum reddunt odorem, ina nuli già che avessero odore adatto nauseante, «è che puzzass-ro d" aglio ; caratteristica che avrebbe bastato per distinguere il Cirenaico dal Partico senza più, e che certamente egli non avrebbe dimenticato. E lumaudo sulla perdita assoluta della pianta del Laser Cirenaico annunziata da Plinio, aggiungeremo ch'ali doveva sapere come fosse impossìbile ai barbari distruggere tutte le radici, perchè bisognava che
      quella fosse già elevata onde conoscerle, e perchè non trovandosi in alcun angolo della terra le piante spontanee tutte fiorite o con frutta mature a un tratto, appunto strappandole, o da questa o da quella se ne scuotono necessariamente le sementi, le quali come tutti sanno, per qualunque avvenimento non andando inai tutte perda te, anche dopo più anni, riproducono la pianta madre. Nè vale ciò che dice Strabone ( lib. », verso la fine), cioè che il Laser Cirenaico noji si trovava in Africa se non che in una lingua di terra lunga un miglio e mezzo circa, e poco oltre quattro miglia di larghezza, spazio però allargato da Teofrasto : perchè è noto a tutti i botanici ohe sebbene una pianta ami una stazione particolare, qualche tempo anzi che giungervi e qualche tempo dopo trapassata, alcuni individui si trovano tempre. E da un' altra parte è pure un fatto universalmente conosciuto che i venti portano le sementi delle piante dal luogo natale a lontani e lontanissimi luoghi, e che se queste vi trovino le condizioni necessarie, germogliano. E pure fatto notissimo, che gli uccelli portano seco da una in altra contrada, da una in altra regione, fino da un continente all' altro le sementi, le quali spandendo poscia con gli escrementi, seminano intere, talché non di rado avviene di trovare fra le pianta comuni di un paese, qualcuna pianta straniera affatto a quel luogo. E questo specialmente accade a riva il mare in quelle situazioni ove gli -uccelli emigratori riposano dopo il passaggio. Il caso dunque della perdita del Laser Cirenaico per -colpa degli uomini, secondo che Plinio ha sbadatamente asserito, forse anche sulla semplice fede di Strabone, non è un fatto confermato, ma un semplice detto popolare. Ora, ritenuto che il vero Laser non siasi perduto, cioè la pianta da cui si otteneva quella gomma resina (imperciocché così bisogna chiamarla sciogliendosi secondo Dioscoride con la saliva, locchè non avviene con le resine) ; cerchiamo se sia conosciuta anche presentemente, ed a quale fra le conosciute possa appartenere.
      Prima che tutto, vogliamo rifiutare ciò che alcuni meno che instruiti botanici vollero sostenere, cioè che il Laser Cirenaico fosse il belzuino, perchè questa è una resina, che si ha dal ì.aurus Kenzoin Linn. nè si potrebbe mai scambiare il prodotto di un albero con quello di una omhellifera : una gomma resina cou una resina.
      Il Mattioli ( ediz. del Valgrisi, Venezia i5f>8, pag. 845 ) vedendo che il Laser non poteva convenirv con Tassa fetida, cercava a quale pianta potesse appartenere, ma tentennò e nulla decise.
      Gasparr Bauhin nel suo celebre Pinax élla pag. 493 cade nello sconcio di credere il Laser 1* assa fetida, e fin qua avrebbe soltanto seguitata la opinione di molti,
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Delle vivande e condimenti
Dell'arte della cucina
di Celio Apicio
Stab. Naz. G. Antonelli
1852 pagine 238

   

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