Delle vivande e condimenti di Celio Apicio

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      APICII COELIILIBER V.
      QUI OSPRIOS (*) APPELLATUR
      ——
      fcaput i.
      ptjltfcs.
      Pultes julianae sic coquuntur. Alicam purgatane infundis, coques, facies ut ferveat. Cum ferbuerit, oleum mittis. Cum spissaverit, levigas diligenter. Accipies cerebella duo coda, et seli-bram pulpae, quasi isicia, Iiatae;cum cerebellis teres, et in cacabum mittis. Teres piper, ligusticum, foeniculi scmen; sufTundis liquamen et vinoni modicc; mittis in cacabum supra cerebellaCAPO I.
      Farijiatk.
      Le farinate giuliane (a) si cuocono come segue— Infondi in acqua spella purgala; poi mettila a cuocere ; e, quando bolle, versavi olio. Tosto che comincia a inspessarsi, stropicciala con diligenza (3). Piglia due cervella cotte, e mezza libbra di polpa sminuzzata (4) come per polpette ; pestala insieme con le cervella, e getta in una pignatta. Trita pepe, ligustico, semi di finocchio;
      («) 'Orvfiov siguifica tegame, ed è facile vedere perchè siasi intitolato così questo libro.
      (a) Questa farinata suppone 1' Humelbergio eh' abbia avuto il nome dall' imperatore Giuliano, di cui narra Ammiano Marcellino XXI, g, che si contentava di scarso e vii cibo. Il Lister crede invece dall'imperatore Didio Giuliano, di cui scrive Elio Sparziano c. 3, eh' egli usava spesso di soli erbaggi e legumi.
      <3) I codici hanno ligas, non levigas. Tuttavia parmi che fosse maggiore ardimento quello dell'Humelbergio che vi sostituì obligas ; tanto più che obli-gas ripugna interamente al contesto. Nessuno ignora che levigare vale anche sminuzzare, polverizzare, ammorbidire. Chi più il credesse probabile, legga liaSy di cui veggasi la nota seguente.
      (4) L'Humelbergio legge Ijratae, come poi permi-sces et lyas su '1 fine del capitoletto. Questo ignoto c strano verbo lyare, eh' ei suppone tratto dal greco\utiv, sciogliere, non pareva almeno meritare d' essere aggiunto dal Furlanetto, senza avvertirne nè anche dell' incertezza, al vocabolario della lingua latina. Abbiam già veduto al 1. IV, c. IV (p. g5, nota ì) che 1' esservisi introdotto questo verbo non fu per testimonianza di codici, ma per una congettura poco felice dell'Humelbergio ; mentre potea ritenersi ligas, o sostituirvi levigas. Qui pure e incerta la lezione de' codici. Aggiungasi che da \uliv dovrebbe formarsi luere, non lyare ; e che il significato di sciogliere non quadra a puntino. Potrebbe anche in questi due luoghi sostituirsi levigatae e levigas : ma, giacché i codici qui non offrono indizio della lettera g, ho scritto lia-tae e lias, dal greco \B/ùy che ha il medesimo uso u senso del latino levigare, compreso anche quello di sminuzzare, e ammorbidire pestando e stropicciando. Vedi tiare, e liaculurn ne' vocabolari!.
      L.00Q Le


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Delle vivande e condimenti
Dell'arte della cucina
di Celio Apicio
Stab. Naz. G. Antonelli
1852 pagine 238

   

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