Delle vivande e condimenti di Celio Apicio
delle edizioni degl'illustratori
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riferirsi che al 4500, o in quel torno. E qui dobbiamo notare nn altro errore, in eoi cadde il Bernhold nel registrare le varie edizioni d'Apicio. Ricordò egli e minutamente descrisse un'altra edizione milanese, cui riportò all'anno 4490. Questa edizione in tutto non esiste, come mostrò diligentemente G. Gottlob Lunze (Decad. Moniment. typograph., Lipsia e 4799, 8.° p. 27), e fu giudicato dal Panzer e da tutti i moderni scrittori di bibliografiche cose. Quindi è che le varie lezioni registrate dal Bernhold siccome tratte da questa edizione, appartengono in vece all'edizione milanese del 4498, a cui conviene eziandio la descrizione da lui offertaci di quel libro. L'errore fu, per quanto pare, del Goezio che fece que'riscontri e li donò al Bernhold; né è gran maraviglia che quegli, atteso a collazionare accuratamente il testo, siasi poi fidato d'una sola occhiata quanto alla data; ed abbia riferito, come numero de'giorni, al mese ciò ch'era da aggiungere al numero degli anni, ma n'era disgiunto nella stampa da insolito intervallo.
-4503 — Jpicii Caelii de rt coquinaria libri X — Venetiis per Joannem de Cereto de Tridino* 4503, in 4.° E* questa la seconda ristampa di Apicio, secondo il testo laneilottiano. Non é però una semplice ripetizione dell'edizione originale milanese: fu diretta anche questa dal Lancilotto medesimo, il qual forse la collazionò nuovamente col testo a penna, e tolse alcuni errori, e riempì qualche vano. Anche in questa manca sovente l'interpunzione.
4541 — Caelii Jpitiij stimmi aduìatricit medicinae artificis, de re culinaria libri Xrecens e tenebris eruti et a mendis vindicati typùque stimma diligentia excusi (cura Albani Torini) — Baslleae 4544, 4.° min. Ad Apicio s'aggiunge in questa edizione il trattato di Giovanni Damasceno su i condimenti3 e quello di Paolo Egineta su le virtù de' cibij tradotti dallo stesso Torino, e l'opera del cremonese P. Platina, De tuenda valetudine> natura rerum et popinae scientia. In questa edizione il testo fu sformato a segno che in vano vi si cerca Apicio. Narra il Torino nella prefazione che dodici anni prima, essendo egli nell'isola di Megalona presso a Montpellier, gli era venuto a mano un antico testo a penna di Apicioy ma guasto in modo che ogni parola era mostruosamente sfigurata ne'suoi lineamenti; sicché quanto fu grande in lui a primo tratto il piacere della scoperta, altrettanto fu poi il dolore e lo sconforto vedendone disperata la lettura. Yenuto intanto a sapere che da cinquant'anni innanzi s'era pubblicata la stessa opera in Venezia, ne cercò un esemplare; ma trovatolo, lo vidi, scrive egli, più guasto ancora nella lezione che il codice megalonese, tanto che può affermarsi che nè l'uno nè l'altro dei due che hanno trascritti quei testi ne intesero sillaba. Io per me, conchiude, avrei deposto il pensiero di ristampare Apicio: ma ha dovuto cedere agli stimoli de'curiosi; sicché l'ho emendato (e potea dire quasi rifatto) alla meglio ed in fretta> spesso senza l'appoggio d'alcun testo.
4544 — Coelii Jpicii, etc. Lugduni aptid Sebastianum Gryphium, 4544, 8.° E' semplice ripetizione dell'edizione precedente di Basilea secondo la correzione del Torino.
4542 — Jpicii Coelii de opsoniis et condimentis, sive arte coquinaria> libri X.
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