Il libro della cucina del di Anonimo
XIcose del mondo, e le più ridevoli; e tali e tante in somma da disgradarne quel benedetto Calandrino, e il Carafulla: e, secondo il vezzo degl' ignoranti, a quale vi vogliate scrittura, anche di dott'uomo, che venisse alla luce, costui apponeva, e ne voleva trovar difetti, e ne diceva le sconcie parole con ognuno, ora appuntando una virgola, ora trovando un c rovescio, ora un o corsivo dove tondo, siccome lui, esser dovea, e cotali altre stucchevoli miseriuole, menando per ciò tanto scalpore con chiunque s'abbattesse, eh'e'riusciva più impronto della tosse. A questa sua prosunzione e follia ag-giugnevasi per soprappiù una sì sfrenata e sudicia e abbominevole e calunniatrice lingua, che egli avrebbe detto corna anche di «riesser Domeneddio, quando glie ne fosse venuto il mal talento. Nel contendere, ed anco nel favellare tranquillo e dimestico era sì insolente, plebeo e svergognato, che avrebbe vinto un granducale gabellier livornese, e un birro papale. Insomma egli era uno di que' cotali omicellacci, quasi idrofobi, che, conoscendosi inetti affatto a ogni buon'opera, ed avendo pure il ruzzo in capo di volere apparir dotti, s'ingegnano e brigano di mettere in iscredito le fatiche degli studianti,
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Calandrino Carafulla Domeneddio
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