Ricettario Domestico di I. Ghersi - A. Castoldi

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      li i olana avvolta intorno ad esso e sulla quale, in due, si esercita trazione alternata e rapida. Si può anche scaldare il collo alla lampada ad alcool, mantenendolo sempre in movimento, senza di che si romperebbe. Si riesce anche bene applicando sul collo nn tizzone ardente sul quale si soffia per attivarne la combustione, nel mentre si fa rotare la bottiglia in modo da scaldarne il collo nniformemente.
      Molte volte l'aderenza dipende dalla cristallizzazione dei sali, sciroppi, ecc., o dal disseccamento delle sostanze resinose o grasse contenute nella bottiglia. In tal caso occorre far prima sciogliere per quanto è possibile tali sostanze, immergendo la bottiglia nell'acqua, nell'alcool od altro solvente a seconda dei casi ; si tenta poi di aprire girando e tirando ad un tempo il turacciolo. Se non si riesce, si ricorre al calore, come si è detto, dopo aver asciugata la bottiglia.
      Per levare i tappi smerigliati aderenti solidamente nei recipienti di vetro, senza pericolo di rottura, Sbill consiglia l'impiego della corrente elettrica, mediante un fermaglio che si applica intorno al collo del recipiente e fili di platino che siano ravvolti in striscie di asbesto.
      438 — Contenenti alcali caustici. In queste bottiglie avviene facilmente che non si possa aprirle per la grande aderenza del turacciolo smerigliato al collo. Per evitare questo inconveniente basta spalmare leggermente di paraffina il turacciolo prima di metterlo in posto.
      439 — Lavatura. La miglior lavatura delle bottiglie da vino comuni, anche se abbiano depositi colorati sulle pareti, si fa con una soluzione calda di soda al 10 °/0 ; calda, ma non bollente, perchè farebbe crepare le bottiglie. Occorre poi risciacquarle con gran cura per eliminare ogni traccia di soda, la quale agirebbe sul vino, che venisse poi introdotto nelle bottiglie, modificandone in tono sgradevole il colore.
      440 — E da sconsigliarsi assolutamente per lavare le bottiglie, i cristalli o gli oggetti semplicemente di vetro, l'impiego di gusci di uova o l'impiego della cenere o della sabbia, infine di tutti i corpi duri, che rigano il cristallo privandolo alla lunga di tutto il suo lucido e rendendolo così più facile a sporcarsi. È perciò sempre preferibile versare in un poco d'acqua qualche goccia d'acido nitrico o solforico ; 8 o 10 grammi per 100 grammi d'acqua. Questa soluzione, pur senza esercitare alcun sfregamento, discioglie tutti i corpi aderenti al vetro senza intaccarlo.


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Ricettario Domestico
di I. Ghersi - A. Castoldi
Ulrico Hoepli
1906 pagine 854

   

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