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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   LA DIVINA COMMEDIA
   IL PURGATORIO
   CANTO i.
   Lasciatisi dietro gli orrori dell'Inferno, il poeta tratta ora una materia più alta, e cioè il regno in cui lo spirito umano si purifica per salire al Paradiso. Invoca quindi tutte le Muse — e soprattutto la Musa principe, Calliopea — perchè accompagnino col loro suono soave il suo canto.
   Uscito fuori dall'aura morta che tanto lo ha conturbato, Dante si compiace del dolce colore di zaffiro diffuso per l'aere sereno fino all'orizzonte. L'Oriente sorride, soffuso dalla luce di Venere, che vela la costellazione dei Pesci; al polo antartico brillano quattro stelle non mai vedute fuorché dai progenitori della stirpe umana; e il cielo sembra allietarsi del loro scintillìo. Appena che Dante cessa di guardarle e si volge un poco all'altro polo, donde il Carro è scpmparso, gli occorre alla vista un vecchio venerando, dalla lunga barba brinata e dai lunghi capelli canuti, sul cui volto le quattro stelle irradiano il loro blando chiarore. 11 vegliardo chiede conto ai due pellegrini dell'esser loro, del loro viaggio, della loro guida; e domanda ragione della legge inconsueta, per cui essi, fuggendo dall'Inferno, sono venuti ai suoi gironi. Virgilio, dopo aver invitato il suo alunno a genuflettersi e a chinare la testa, risponde al vecchio (che altri non è se non Catone Uticense) spiegando il segreto impulso