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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   6 IL PCWB^TORIO
   Dante soddisfa il suo desiderio, e poi gli chiede come mai egli arrivi solo ora nel Purgatorio, pur essendo già morto da tempo. Casella risponde che gli era stato più volte negato, per giusta disposizione divina, il passaggio alla foce del Tevere sulla navicella dell'angelo nocchiero; ma che da tre mesi l'angelo aveva fatto grazia a chiunque ne lo richiedeva e aveva perciò raccolto lui pure, mentre il suo sguardo si protendeva, desiosamente, al mare allo sbocco del fiume.
   Dante prega l'amico di offrirgli, se nessuna legge glielo vieti, l'alto conforto dell'amoroso canto d'un tempo. E Casella intuona con dolcissimo accento la canzone dantesca « Amor che nella mente mi ragiona ». 1 due poeti e gli spiriti restano estasiati, ma Catone sopravviene a rampognare le anime a lui affidate, invitandole a correre al monte. Tutta la masnada venuta di fresco lascia spaurita il canto movendo verso l'erta a caso, senza sapere ove potrà arrivare; e i due poeti non si dispongono meno rapidamente a partire.
   CANTO 111.
   Sebbene le varie anime per i rimproveri di Catone si disperdano per la campagna verso il monte. Dante si restringe a Virgilio, il quale appare pensoso e dominato da rimorso per il breve indugio.
   Dante alza gli occhi all'altissima montagna del Purgatorio; il sole ^li fiammeggia rutilante alle spalle, ed egli, voltandosi da lato, non vede dinanzi a sè altro che la terra scura prodotta dalla sua ombra. Temendo di esser abbandonato dalla sua guida, è subito riconfortato dal maestro, il quale gli spiega che il suo simulacro, appunto perchè non ha corpo, non può far ombra. Questi simulacri però sono resi atti a soffrire caldi e geli, per una disposizione divina inaccessibile all'umana