Wm IL PURGATORIO J
fra loro Benincasa d'Arezzo, spento da Ghino di Tacco, Guccio dei Tarlati annegato durante un inseguimento. Federico Novello, quel da Pisa che fece « parer forte il buon Marzucco », Orso degli Alberti, e Pier dalla Broccia, vittima in vita dell'astio di Maria di Brabante, che, finch'è viva, dovrebbe provvedere a pentirsi. Dante, ricordando che Virgilio in un luogo dell'Eneide ha negato l'efficacia della preghiera, nota che ciò contrasta colle più ardenti speranze di questi spiriti penitenti; e prega il maestro di risolvergli la contraddizione. Risponde il poeta che l'altezza del giudizio divino non rimette nulla del suo rigore per il fatto che l'ardore di carità dei viventi traduca in atto in un solo momento quell'espiazione che costerebbe molto tempo alle anime senza questo aiuto. La preghiera è inefficace solo quando è disgiunta dal vero Dio, come appunto era il caso nel racconto dell'Eneide, dove si tratta di preghiere dei Pagani. Però, per ulteriori schiarimenti della questione, rimanda il suo alunno a Beatrice, ch'egli vedrà sulla vetta del monte. A questo nome. Dante prega il suo duce d'accelerare il passo, sperando di poter arrivare nel termine dello stesso giorno alla cima; ma Virgilio gli toglie la speranza. Indi gli addita uno spirito che se ne sta in disparte altero e disdegnoso come un leone quando si posa, grave nel muover degli occhi. Virgilio gli si accosta e lo prega d'indicargli la via della salita più agevole. Prima di rispondere, lo spirito domanda conto ai due poeti del loro paese e della loro condizione; e, appena Virgilio ha proferito il nome di Mantova, lo spirito — che altri non è se non il trovatore Sordello — dandosi a conoscere per suo conterraneo, lo abbraccia in dolce e commovente atteggiamento di patria carità.
Alla vista di quell'abbraccio ispirato. Dante pensa con aspro rimpianto alle discordie intestine che dilaniano gli Italiani in terra; e prorompe in un'aspra invettiva, raffrontando ai concittadini che tanto amore