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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   si attestano nell'oltretomba, i vivi che si rodono l'un l'altro, mentre un muro e una fossa li serra.
   Egli invita sarcasticamente l'Italia a cercare in ogni zolla di terra, in ogni lembo di marina un solo cantuccio di pace e di serenitą; poi deplora che inutilmente Giustiniano abbia dato col suo Codice una legislazione all'Impero e inveisce contro l'inframmettenza degli ecclesiastici che pongono ostacolo al libero svolgimento dell'autoritą imperiale. Indi apostrofa l'imperatore tedesco Alberto d'Austria. imprecando sulla sua discendenza, per l'abbandono in cui egli e suo padre — distratti dalle cure dei principati tedeschi — hanno lasciato il giardino dell'Impero; e lo invita, con tragica ironia, a venire a vedere le grandi famiglie italiane incalzate da iatture e pericoli, i devoti del nome imperiale oppressi, Roma vedova e soletta che implora il suo Cesare, e i dissensi delle fazioni. L'apostrofe, nella concitazione, assurge fino a Dio, a cui Dante chiede se l'alto e divino sguardo sia distolto dalla terra per qualche colpa degli umani o per qualche mistero della predestinazione.
   Che le terre d'Italia tutte piene
   Sort di tiranti!, ed un Marcel diventa Ogni villan che parteggiando viene.
   Poi, lanciata un'ultima invettiva alla febbre d'im-modici onori, si volge direttamente, sempre con avvelenata ironia, a Firenze, insigne per l arro-ganza, per l'ambizione sfrenata, per la volubilitą negli ordinamenti civili; e la confronta, per la saviezza legislativa, colle repubbliche d'Atene e di Sparta. Indi, deposta l'ironia, finisce con raffigurarla a quell'inferma, che cerca vanamente un sollievo ai suoi mali, volgendosi qua e lą sulle coltri.
   CANTO VII.
   Ripetute pił volte le prime liete accoglienze, Virgilio si dą a conoscere a Sordello per il poeta di Enea e attesta d'aver perduto il Paradiso solo per