Wm IL PURGATORIO J
Uno spirito si alza, leva le palme guardando verso oriente e intona, semplice e soave, con celesti note, il « Te, prima della fine del giorno », cui fanno eco tutte le altre anime cogli occhi fissi al cielo.
Dante richiama i suoi lettori alla sottile allegoria della scena che sta per svolgersi. Mentre quelle anime, finito il canto, guardano in alto, scendono dal cielo due angeli colle spade fiammeggianti tronche e spuntate, traendosi dietro per l'aria le vesti verdeggianti, agitate e ventilate dal moto delle ali, pur verdi. Si fermano sulle sponde della valletta, l'uno di fronte all'altro, e non lasciano apparire, a Dante, nel bagliore ch'effondono, se non un biondeggiar di capelli. La loro missione, dice Sordello, è quella di custodire la valletta e di cacciarne il serpente che presto deve venire. Dante si spaventa a questo annunzio; ma, strettosi a Virgilio, si rimette in via colle sue due guide; e, appena disceso nella cavità della valle, riconosce, nel buio del crepuscolo, Nino Visconti di Gallura, col quale scambia i più affettuosi saluti. Nino, nel sentire che Dante è ancora in vita, si ritrae meravigliato. Sordello condivide il suo stupore; e un'altra ombra è chiamata per partecipare all'inconsueta visione. Nino prega il poeta, amico suo, di ottenergli suffragi dalla figlia Giovanna, e da questo ricordo familiare prende occasione per lagnarsi della moglie sua, che. troppo presto obliandolo, s'è rimaritata, entrando in una famiglia che le farà rimpiangere le nozze antiche. Di qui si può capire quanto duri l'amore in un cuore femminile, quando l'occhio o il tatto spesso non lo raccenda.
Intanto, Dante ha volto avidamente gli occhi al cielo verso il polo antartico, contemplando tre stelle di singolare lucentezza, che sono salite al posto in cui erano al mattino le altre quattro. A distrarlo dalla contemplazione, giunge la voce di Sordello che addita a Virgilio il serpente che s'avanza tra