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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   iL PURGATORIO 17
   l'erbe e i fiori, volgendo ad ora ad ora la testa, e leccando il dosso. Ma gli angeli fulmineamente mettono in fuga la biscia e poi ritornano colla stessa rapidità alle loro sedi.
   Al tempo stesso, l'ombra che prima aveva partecipato con Nino e con Sordello allo stupore per veder Dante in carne e ossa, e che non aveva mai cessato di guardarlo, gli si dà ora a conoscere per Corrado Malaspina, tanto distratto dalle cure affettuose per i suoi da indugiare il pentimento al-l'utima ora. Ora egli vorrebbe aver notizie della sua Lunigiana, e Dante risponde sciogliendo un inno alla cortesia tradizionale e dappertutto diffusa dei Malaspina, e assicura che le grandi virtù cavalleresche non vengono ancora meno in quella famiglia; esempio tanto più insigne, quanto più raro nella degenerazione generale del costume. Corrado trae occasione da queste parole per predire a Dante che, prima che passino sette anni, egli dovrà avere conferma, dall'esperienza, della buona opinione ch'egli ha della sua casa.
   CANTO IX. '
   L'aurora biancheggia al balcone d'oriente dell'emisfero boreale; e già quasi tre ore della notte sono passate nel Purgatorio, allorché Dante, vinto dal sonno, s'addormenta sull'erba, ove già sedeva con Virgilio, Sordello, Nino e Corrado. Nella parte della notte prossima al mattino in cui le visioni sono più veritiere. Dante vede in sogno, sospesa in cielo, un'aquila con penne d'oro, colle ali aperte, pronta a discendere; e si sente trasportato sul monte Ida. Il poeta, sempre in sogno, pensa che questo monte sia l unico luogo su cui l'aquila sia solita piombare, e che solo di qui essa sollevi coi suoi artigli gli uomini su al cielo. Poi ha 1 impressione ch'essa discenda come folgore, e che lo rapisca sollevandolo sino alla sfera del fuoco dove entrambi