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La Divina Commedia
Purgatorio
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, 1940, pagine 59

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Wm IL PURGATORIO J
   Saulle trafitto sulla propria spada in Gelboè; ecco Aracne, già mezzo trasformata in ragno, a scontare la folle superbia della tela; ecco Roboamo, in atteggiamento non più altero, ma pieno di confusione, in fuga sul carro; ecco Erifile che, uccisa dal figlio Almeone, sconta la superbia e la vanità che la indussero a peccare; ecco Sennacheribbo, ucciso dai figli per ammenda delle sue colpe di superbia. Segue l'esempio di Ciro effigiato nell'atto in cui la regina 1 amiri fa strazio del cadavere di lui, dicendogli ; « Hai avuto sete di sangue, e di sangue ti sazio ». Poi viene l'intaglio di Oloferne, il còrpo mozzo del capo, e il suo esercito volto in fuga. Chiude la serie l'esempio di Troia, un dì superba, convertita in cenere e in caverne.
   Dante, dai mirabili bassorilievi trae occasione per un'amara e ironica invettiva contro l'umanità che troppo facilmente imbaldanzisce. iVIa Virgilio, poiché il tempo incalza, lo distoglie dai suoi pensieri richiamandolo a guardare un angelo che si dirige alla loro volta e a prendere un atteggiamento di riverenza, sì che il messo celeste si compiaccia di ^ farlo salire al secondo girone. Come una tremula stella mattutina, si avanza in fretta la celeste creatura baincovestita, e, aperte le braccia e le ali. indica ai due pellegrini i gradini per cui si sale agevolmente nel secondo cerchio. Poi li conduce ove la costa laterale del monte era tagliata a foggia di scala per salire; cancella dalla fronte di Dante il primo dei sette P, e promette l'andata sicura.
   Il poeta paragona quella via, in cui la costa per i gradini diventa più dolce, alla salita che conduce al Monte delle Croci in Hrenze: salita ch'è pur resa meno ripida per le scalee costruite nel buon tempo antico. Ed ecco che giunge alle sue orecchie il canto della prima beatitudine evangelica : « Beati gli umili in ispirito ». Sono voci angeliche quelle che intonano il canto, e si contrappongono, nel cuore di Dante, ai tragici e cupi lamenti del