Wm IL PURGATORIO J
Dante, temendo che il passar oltre in silenzio sia atto scortese, si volge dubitoso a Virgilio, e questi l'esorta a parlare. Egli allora chiede a quelle anime se fra esse qualcuna sia italiana; e gli viene risposto che le anime sono tutte cittadine dell'eterna città di Dio; che quindi si può parlare di anime pellegrine, ma non cittadine, in terra italica. Una di dette ombre, intanto, alza il mento come un orbo, quasi in attitudine di parlare. Dante la invita a render conto di se; ed ella si dà a conoscere per Sapia di Siena, tanto invidiosa anche negli anni provetti, da aver innalzato a Dio una preghiera perchè i concittadini fossero sconfitti a Colle. Essa si rallegrò tanto della rotta, da inviare a Dio un superbo grido di sfida. Ma, verso la fine della vita, si pentì, e sarebbe ancora nell'Antipurgatorio, se non ne l'avesse tolta il pio suffragio di Pier Pettinagno. Finisce chiedendo conto a Dante di se. 11 poeta trae occasione da questa domanda per confessare umilmente le sue colpe. 11 girone dell'invidia aspetta lui pure, ma per breve dimora; ben più egli teme il cerchio dei superbi coi suoi gravi pesi. Indi si dichiara pronto a procurarle suffragi quando egli ritorni nel mondo.
Dopo aver espresso la sua commossa meraviglia per la discesa di Dante ancor vivo nei regni oltra-mondani, Sapia si raccomanda alle sue preghiere; e poi lo prega di riguadagnarle buona fama presso i suoi parenti. Questi appartengono al popolo di Siena, così vanitoso da perdere il tempo in sogni ambiziosi che noti saranno mai tradotti in alto.
CANTO XIV.
Uno spirito si china a un altro per chiedergli s'egli sappia chi sia il pellegrino ch'è giunto, ancor vivo, in quel girone. L'interrogato risponde di saper soltanto che il pellegrino è accompagnato: