Wm IL PURGATORIO J
ratteri antichi come Lizio, Arrigo Manardi, Pier Traversaro, Guido di Carpigna, Fabbro dei Lam-bertazzi. Bernardino di Fosco, Guido piange ricordando Guido da Prata, Ugolino d'Àzzo, Federigo Tignoso e la sua brigata, la casa Traver-sara e gli Anastagi, le donne e i cavalieri, i travagli di guerra e gli agi della pace dell'antica età benedetta; e apostrofa amaramente Brettinoro, Castrocaro e Conio, che dovrebbero, come Bagna-cavallo, finire nella sterilità. Meglio per le famiglie che non attendono discendenza, evitando così il pericolo della degenerazione. E tanta è l'amarezza ond'è dominato, ch'egli congeda Dante, desiderando di piangere in silenzio.
I due poeti, sicuri d'essere sulla buona via, s incamminano taciti; e sentono voci tonanti, che gridano esempì di invidia punita. Prima è la voce disperata di Caino : « Mi ucciderà chiunque mi troverà w. Segue il grido dell'invidiosa figlia di Cecro-pe : « Io sono Aglauro che divenni sasso », e Dante impaurisce per la terribile risonanza della voce. Virgilio lo ammaestra che questi esempì terribili dovrebbero essere il freno del peccato; ma, purtroppo, gli uomini cedono invece alle lusinghe del demonio. Gli occhi umani si chinano a terra, distogliendosi dal cielo; epperò Dio li punisce.
CANTO XV.
Mancano tre ore al tramonto. I due poeti muovono verso occidente, allorché gli occhi di Dante si abbagliano per un'altra luce che si aggiunge allo splendor del sole. Ad onta dello schermo fattosi colla mano, gli pare d'esser percosso negli occhi da luce rifratta, onde la sua vista rapidamente si sottrae al bagliore. Virgilio gli spiega che si tratta di un messo angelico che viene ad invitarli alla salita. In fatti, l'angelo li incuora ad accedere alla scala meno alta. Essi montano, mentre alle loro spalle la voce angelica intuona il